.     

10/8/10

Tra i grandi alberi centenari ci si recava spesso d’estate  a godere della loro frescura.

Che era tanta , così grandi essendo le chiome di quegl’alberi.

L’ombra ricopriva anche una grande gabbia nella quale prosperavano diversi animaletti. Alcuni conigli, un paio di pavoni, diverse galline e paperelle.

Svolazzava dentro la gabbia anche un solitario merlo.

Non si capiva cosa ci facesse un merlo dentro quella gabbia ma i frati, che accudivano gli animali portando loro quotidianamente il cibo, dicevano che un tempo, attratto dal cibo, era entrato nella gabbia da piccolo, quasi ancora implume , e là era rimasto.

Non si sa quanto volentieri o volontariamente.

Di certo traversava con dei svolazzi la gabbia , tre o quatto metri di volo ogni volta, e poi si fermava sul trespolo o sul rametto più lontano che la parete della gabbia offriva.

Ci si recava in quel piccolo parco specie d’estate per goderne dell’ombra .Ma anche per guardare quei piccoli animali:i timidi conigli, le inquiete galline, le simpatiche paperelle ed i pavoni che compensavano la bellezza delle loro piume con stridii tanto sgraziati quanto acuti.

Ed il merlo naturalmente che svolazzava avanti ed indietro praticamente senza sosta.

Ci si godeva là uno spicchio di natura .

Un giorno piombò sul piccolo parco un temporale, di quelli che fanno danni.

Grandine grossa come noci e vento e pioggia a non finire.

Talune raffiche più forti spezzarono rami ma anche qualcuno dei tanti alberi secolari.Un troncone spezzato cadde sulla gabbia e ne squarciò il tetto.

Gli animali corsero spaventati per tutta la gabbia ma solo il merlo si infilò nello squarcio e andò a posarsi su un ramo subito là vicino.

Non aveva mai volato tanto a lungo e per tanto spazio, appena una decina di metri , e per lui era perciò cosa stupefacente.

Non aveva mai visto nemmeno tanto spazio, tanta aria attorno a sé e ne restò per un attimo come ubriacato.

Sotto di se nella gabbia gli altri animali ancora correvano in tondo spaventati lanciando alte strida, ciascuno con il suo verso.

Solo i conigli restavano acquattati l’uno contro l’altro.

Il merlo si guardò intorno in un’aria non più interrotta dalle maglie della gabbia e rimase indeciso sul da farsi.

Guardò ancora giù e per un attimo fu tentato di reinfilarsi nello squarcio sul tetto della gabbia.

Poi guardò in alto e senza più esitare spiccò il volo verso un mondo aperto che fino a quel momento gli era stato precluso.

Si levò in alto lanciando dei fischi che non sapeva di potere lanciare finchè ebbro di gioia si posò sul ramo più alto di un gigantesco abete che il vento aveva risparmiato.

 

Torna alla home pageTorna alla pagina indici Racconti