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L’aveva acquistato per pochi soldi e si erano capiti subiti.
Gissi aveva una vecchio capanno accanto alla casetta dove abitava ed il cavallo si trovò subito bene tra l’abbondante biada e la paglia per terra.
Non era un gran cavallo e aveva trascinato carri ed aratri per tutta la vita. Qualche contadino lo aveva venduto perché in quei tempi di magra gli erano utili i pochi soldi del suo valore.
Con Gissi, si diceva, si erano capiti subiti.
Al mattino presto quando l’aria era ancora fresca e l’erba umida Gissi gli agganciava la lunga corda alla cavezza ed insieme percorrevano il lungo sentiero tra i campi che puntava dritto verso le lontane montagne, sulle quali la neve ormai sbiadiva.
Ogni tanto il cavallo tratteneva la lunga corda per fermarsi a brucare qualche erbetta lungo il sentiero.
All’abbeveratorio si fermavano entrambi.
Il cavallo immergeva tutto il muso nell’acqua della vasca e Gissi beveva alla cannola di acqua freddissima.
Una mattina giunti in vista di una grandissima distesa d’erbe Gissi sganciò la corda. Il cavallo esitò un istante e poi con un balzo si mise a correre nel prato.
Corse a perdifiato fino a che una spuma bianca gli ricoprì tutto il muso e la faccia.
Il suo padrone era ormai un lontano puntino sul bordo del sentiero.
Si fermò per riprendere fiato e scrollò con un movimento del capo la schiuma bianca che gli ricopriva il muso.
Annusò l’erba profumata e si rotolò sulla schiena impregnandosi dell’odore di quel miracolo.
Si rialzò felice e guardando il suo padrone lontano nitrì forte per rassicurarlo e poi si avvio senza fretta verso di lui con un leggero trotto.
Quando lo raggiunse abbasso la testa affinchè Gissi potesse carezzarlo ma egli invece gli abbracciò forte la grossa testa carezzandolo sotto il collo sudato.
Gissi non riagganciò più la lunga corda alla cavezza e lentamente insieme ritornarono, placati, verso casa.