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Johann Sebastian Bach ebbe com’è noto numerosa famiglia.Alla morte della sua prima moglie, dalla quale aveva avuto sette figli, egli sposò nel 1721 Anna Magdalena, di diciassette anni più giovane di lui.
Anna Magdalena era allora una promettente clavicembalista.
Tra una suonatina ed un’altra , tra una composizione e l’altra, Bach ebbe modo di far fare alla giovane seconda moglie ben tredici figli.
Giustamente Bach viene oggi considerato un grandissimo compositore ma certo che come riproduttore nemmeno scherzava.
Comunque sia per aiutare la moglie nei suoi esercizi al clavicembalo egli scrisse una serie di piccole sonate , dei piccoli esercizi di diversa difficoltà .L’insieme viene conosciuto oggi come “I quaderni di Anna Magdalena”.
Di questi esercizi, gradevolissimi da ascoltare , faceva parte un’aria che ritroveremo tra poco.
Passano gli anni.
L’ambasciatore russo a Dresda soffriva d’insonnia. E a noi che ce frega , direte voi!. Ce frega, invece !.
Non riuscendo a dormire una notte dietro l’altra egli si era oramai rassegnato alla sua invincibile insonnia. Insonnia generata un po’ dal suo carattere irrequieto , un po’ dai numerosi pensieri che il rapporto tra il suo zar e l’Impero continuamente gli davano.
Viveva all’epoca vicino casa sua un giovane clavicembalista. Era egli molto giovane e molto bravo ma si era innamorato perdutamente di una non più giovane ed assatanata violinista, vedova di fresco, con la quale si incontrava segretamente praticamente tutte le notti.
Dimenticando tra le sue calde coltri note, clavicembalo e quant’altro.
Per non farlo rovinare definitivamente si decise di mandarlo a lezione lontano da Dresdra, nientemeno che da J. S. Bach..
La famiglia ne parlò con l’ambasciatore che finanziò il viaggio in quanto fulminato da una provvida idea. Prima di partire egli diede al giovane Johann Goldberg un incarico.
Egli avrebbe dovuto incaricare J. S. Bach di comporre delle musiche gradevoli allo scopo di alleviare nel corso delle lunghe ore delle sue notti insonni la terribile noia che in quelle ore di insonnia viepiù lo affliggevano.
Correva l’anno 1740 e l’ambasciatore diede a Goldberg una rilevante somma di denaro per compensare l’opera che Bach avrebbe dovuto comporre.Era a quei tempi consueto che i musicisti vivessero grazie ai munifici incarichi che ricevevano dai vari signorotti della regione.
E munifici assai dovevano essere quei compensi se Bach con essi potè dignitosamente mantenere per tutta la vita la sua numerosissima famiglia.
Goldberg assolse al suo compito ed incaricò Bach di quanto richiestogli.
Ricordate l’Aria composta da Bach per fare esercitare la moglie al clavicembalo ?
Bach ricevendo l’incarico pensò bene di andarla a ripescare tra i quaderni della moglie. Scartabellò tra le tante carte appunti e spartiti suoi, della moglie e della numerosa figliolanza , alcuni dei quali musicisti essi pure, strillando come un’aquila :ma com’è che in questa casa non si trova mai un accidenti ??!!!!.
Scartabellò, scavò tra le tante carte, Anna intanto suonava il suo strumento, e tra uno strillo ed un altro trovò infine la partitura della breve Aria.
Si mise al clavicembalo ed improvvisò una trentina di variazioni sullo stesso tema.
Correva l’anno 1741 e Bach consegnò a Goldberg un’Aria e trenta variazioni della stessa aria ricevendo il lauto compenso pagato dall’ambasciatore.
Goldberg ritornò a Dresda.
La non più giovane vedova aveva trovato altri ed altrettanto gradevoli diversivi e Goldberg portò all’ambasciatore le variazioni composte da Bach.
Trentuno bellissimi pezzi , un’opera minore pareva, che l’ambasciatore ascoltò con grandissimo godimento suonate dalle abili dita del giovane Goldberg.
L’ambasciatore assunse subito il giovane con l’incarico, nelle lunghe ore di insonnia, di suonargli la gradevole musica composta da Bach , musica che egli cominciò a chiamare Variazioni Goldberg.
Il giovane fu grato all’ambasciatore per l’incarico che ben presto però si rivelò particolarmente pesante. Infatti se l’ambasciatore soffriva di insonnia il giovane Goldberg invece no.Per cui nel corso della notte spesso le sue dita rallentavano sulla tastiera e la testa ciondolava fuori controllo.
Finchè ad una certa ora della notte l’ambasciatore crollava e Goldberg pure .
Dalla sua testa appoggiata sulla tastiera partiva allora un potente ronfio di accompagnamento all’altrettanto potente ronfio dell’ambasciatore, musica ben diversa questa della grande musica che aveva appena allietato l’insonnia del nostro ambasciatore.