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Che la moglie potesse prima o dopo tradirlo Hans l’aveva quasi messo nel conto forse fin dal momento del matrimonio.
Troppo grande era la differenza di età tra i due e troppo bella e radiosa la donna.
Inesauribile la sua vitalità e grande l’amore che egli nutriva per lei.
Hans l’aveva perciò sempre coperta di doni per significarle del suo amore ed esorcizzare il demone che segretamente lo tormentava.
Dopo molti anni di matrimonio il tarlo che lo rodeva cominciò a prendere sostanza.
Lui era oramai molto avanti negli anni , canuto e troppo preso dai suoi tanti affari, e Celeste , la moglie, invece pareva ringiovanisse ogni giorno di più.
Ed era ogni giorno più radiosa.
Da tanti segni quel tarlo ben presto divenne ben più di un sospetto e ad esso egli si era oramai rassegnato.
Dai tanti segni si convinse anche di conoscere chi fosse l’amante della moglie , un uomo della stessa età di lei.
E la cosa era ora, dopo tanti dubbi e tormenti, quasi accettata.
Un giorno Hans partì per uno dei suoi tanti viaggi di affari ma giunto a diversi chilometri da casa si accorse di avere dimenticato nel palazzetto dove abitavano una borsa con delle carte che gli servivano per l’affare che andava a concludere.
Girò l’auto e ritornò a casa.
Passando davanti la camera della moglie udì un che di tramestio e d’impulso aprì la porta della camera.
Dentro la camera , discinta lo splendido seno scoperto, la moglie era seduta sul letto e sorseggiava un caffè mentre seduto sul bordo del letto il suo amante, con in mano un piccolo vassoio con la caffettiera ed una piccola zuccheriera d’argento, le sorrideva languido.
La rabbia travolse Hans , gli occhi gli si annebbiarono e con un grido strozzato urlò: Anche il caffè ora !!!.
Diede una gran manata al vassoio nelle mani dell’amante e tutto volò per aria. L’amante alla vista si precipitò alla finestra e da lì si dette alla fuga.
La donna invece non si scompose e continuò a sorseggiare il suo caffè mentre il marito usciva dalla stanza , prendeva le sue carte e risaliva in auto ripartendo.
Nel corso della mattina insieme alla cameriera Celeste si dette da fare per riordinare la stanza.
Raccolsero il vassoio, la caffettiera , ripulirono lo zucchero che si era sparpagliato dappertutto sul pavimento e sulle lenzuola.
Ma della zuccheriera non trovarono tracce.
Disfecero e rifecero il letto, gurdarono sopra e sotto il grande armadio di ciliegio, spostarono sedie e poltroncine, specchiere e comodini.
Ma non trovarono nulla.
Con il tempo Celeste ogni tanto ripensava alla stranezza di quell mancato ritrovamento e qualche volta riprendeva le ricerche , ogni volta senza esito.
Passarono gli anni e Hans era ormai morto da tempo.
Le condizioni economiche della donna e del suo amante erano peggiorate e la donna fu perciò costretta a vendere alcuni dei preziosi mobili della casa dove abitava.
Ora sempre a causa della sua condizione economica era in corso il suo trasloco dalla grande casa verso una abitazione più modesta.
Una mattina, mentre ad esso accudiva, le tornò in mente la piccola zuccheriera.
Ripensò alla stranezza di quella sparizione ed in una improvvisa fantasia cominciò a pensare che la gran rabbia del marito l’avesse fatta sparire, come annichilita nel nulla.
Come se quella gran rabbia l’avesse quasi scomposta nelle tante molecole che la componevano facendola completamente dissolvere nell’aria.
Scosse la testa per questi pensieri assurdi e rivolse la mente alla recente vendita del grande armadio della sua camera da letto dove per così tanti anni aveva riposto i suoi tanti abiti e la sua profumata biancheria.
Quella mattina come d’accordo si presentò il falegname che doveva smontare quel pesante armadio e gli altri mobili della stanza.
Egli cominciò l’opera sua mentre la donna tristemente lo osservava.
Smontò le ante, i fiancali e la parte superiore del grande mobile.
Scostò quindi dal muro la restante parte posteriore. E qui si udì un lievissimo tintinnio, un rumore quasi impercettibile.
La donna accorse quasi presagendo un ritrovamento e si accorse che uno dei due piccoli manici della zuccheriera era caduto per terra dopo essere rimasto incastrato per tanti anni tra la parte posteriore del pesante armadio , ormai quasi smontato, ed il muro.
Dell’intera zuccheriera solo quello, uno dei due piccoli manici.
A causa del trasloco la camera quella stessa mattina fu svuotata dai restanti mobili.
Ma della zuccheriera, delle restanti parti della zuccheriera, benché la camera fosse ormai praticamente vuota spoglia perfino dei tre o quattro quadri che erano stati appesi alle pareti, non si trovò traccia da nessuna parte
Solo quel piccolo manico d’argento restava a testimonianza di quell’antico piccolo oggetto, della passione vissuta, della grande rabbia del povero Hans.