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Nella grande sala in fondo ad un parco d’alberi secolari risuonava per tutto il giorno un’arcadia di poesie e racconti.
Poesie talune tristi, altre d’amore.
La sera la grande sala veniva chiusa e i vari poeti e scrittori ed i tanti spettatori lasciavano il luogo ciascuno con la strofa o con il verso che più l’avevano colpito.
Una sera Ottavio che custodiva le chiavi della sala, che aveva ormai chiuso da qualche ora, si accorse di avervi dimenticato dei libri che aveva appoggiato su un tavolo.
Ritorno indietro, attraversò il grande parco semibuio e si avvicinò alla porta della sala per aprirla.
Quì si fermò interdetto.
Gli pareva di avere sentito un chè , come un brusio, come un lieve lamento.
Riprese ad avvicinarsi alla porta della sala per aprirla ma stavolta si fermò di colpo. Ne era ora assolutamente sicuro, un brusio ed un lamento veniva dal fondo della sala chiusa ormai da qualche ora.
Aprì la porta esitante e chiamò verso la sala buia:C’è nessuno, c’è qualcuno là dentro.
Un silenzio denso lo accolse.
Accese allora le luci e la sala risultò per quella che era: assolutamente vuota.
Certo numerosi tavoli erano al centro del locale e molte sedie appoggiate lungo le pareti. E c’erano anche alcuni armadi. Tutto esattamente come era stato lasciato alla fine della giornata.
Niente di insolito certo, alcunché di strano.
Raccolse i libri che aveva dimenticato nel corso della seduta di lettura e stava per uscire quando il suo sguardo si posò su una pila di sedie bianche, impilate una sull’altra in un angolo lontano.
Nulla di strano senonchè si accorse solo allora che una grossa catena legava tutte le sedie tra loro e la catena era fissata ad un grosso anello infisso nel muro.
Ebbe un brivido e si chiese il perché di quell’imprigionamento.
Comunque sia uscì e ritornò a casa.
Il suo sonno notturno fu perseguitato da strani sogni. Sognò di uomini legati ai remi mentre un altro batteva il tempo agitando una frusta.Sogno di buie segrete e di umide prigioni.Sogno dei Piombi, le famigerate prigioni della Repubblica di Venezia.
Dormì malissimo insomma.
E peggio si sentì da sveglio nel corso della sua lunga giornata di lavoro.
La sera infine senza nemmeno capire cosa stesse facendo esattamente si fornì di una grossa tenaglia e andò rapidamente nella sala delle poesie.
Aprì svelto e furtivo la porta , accese le luci e puntò diritto nell’angolo lontano nel quale le sedie erano state incatenate al muro.
Con un colpo secco spezzò il lucchetto e con rabbia spezzò anche la ormai inutile catena.
Nel silenzio assoluto gli sembrò di sentire come un sospiro liberatorio.
Si dette del matto e andò via.
Ottavio non seppe mai cosa accadde nella sala quella notte dopo che se ne fu allontanato.
Ma sta di fatto che l’indomani mattina nulla era più al suo posto. Le sedie erano sparpagliate per tutto il pavimento della sala, i tavoli sembravano avere ruotato dalla loro posizione più e più volte, gli armadi avevano spostato la loro posizione e le sedie, che erano state fino alla sera prima incatenate , parevano ebbre di movimento.
Non seppe mai cosa fosse successo nella sala ma a guardarla bene sembrava ora che nella notte si fosse svolta in essa una grande festa, un grande ballo .
Tra tutti quei mobili, tra tutte quelle sedie, tra tutti quei i tavoli.