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5/11/11

Ogni anno, puntualmente verso la fine di ottobre o ai primi di novembre, piogge tempestose si abbattono lungo le coste del Nord.

Un anno colpiscono le coste ad Est altri anni le coste ad Ovest.

I meteorologi strogolano di venti umidi di scirocco che risalendo  da Sud a Nord fanno si che i mari si carichino di tantissima umidità che poi scaricano all’improvviso ed in brevissimo tempo sotto forma di violentissime piogge sulle case, sugli uomini, sui fiumi facendo danni e vittime.

E ogni anno è sempre la stessa storia.

Verso il centro della Sicilia il paese di Ficarazzelli è adagiato su una collina e si affaccia sopra una immensa piana gialla e riarsa che occupa tutto l’orizzonte verso sud , verso est e verso ovest.

I vecchi seduti al piccolo bar che si affaccia sulla piana leggono sui giornali dei danni fatti lassù al Nord dallo scirocco e si danno di gomito ammiccando tra di loro:Si lo scirocco , va bhe!.

E sembrano saperla lunga in merito.

Senza nemmeno guardarlo di sottecchi si danno sulla voce facendo gesti con la testa per indicarlo.

Al centro della piana riarsa c’era infatti un enorme bosco , ricco di giganteschi alberi centenari delle più svariate essenze.

Di questo grande bosco parlarono i nonni ed i nonni dei nonni. E prima di loro una moltitudine di favole e  miti.

Ed ancora prima leggende e misteri risalenti alla notte dei tempi.

Là piantato al centro della pianura riarsa stava, immoto e perenne, il Bosco della Ficuzza.

Le tante leggende che lo circondavano sembravano cumuli di nuvoloni che gli giravano attorno oppure giganteschi stormi di uccelli che svolazzavano in continuazione attorno ai grandi alberi.

Non è che questo bosco fosse bosco di fate o di maghi.

Ma sta di fatto che solo raramente gli abitanti del luogo si avventurano lungo il sentiero che si addentrava tra i grandi alberi.Facevano tra loro eccezione  le cosiddette maghesse.

Erano costoro donne dotate di speciali virtù , nate di venerdi e perciò dette vennerine, aduse  a preparare filtri di ogni tipo per ogni tipo di malanno o pena d’amore.

Non disdegnavano anche la preparazione di filtri dai più malefici effetti ed i riti per esorcizzare spiriti maligni che infestavano qualche casa. Le donne del luogo si avvicinavano ad esse con grande cautela e cercando di conquistarne dapprima la benevolenza.

Ogni tanto, si diceva, qualcuna delle maghesse più ardite si avventurava lungo il sentiero che attraversava il bosco stringendo frettolosa sul capo il grande scialle nero.

Si azzardava a tanto perché la spingeva il bisogno di consultare la maghessa che viveva al centro di quel bosco , in una casetta grigia e sconnessa semisepolta dalle foglie e dai rami.

Si azzardava a tanto per chiedere qualche delicato consiglio su un qualche difficile filtro o pozione per qualche malanno particolarmente difficile che la sua arte non era in grado di curare.

Era però  meglio cercare il consiglio della vecchissima maghessa lontano dal mese di ottobre.

In questo mese infatti la maghessa era sommamente indaffarata nella sua piccola casa a preparare non si sa che pozione.

In un enorme pentolone che borbottava sul fuoco lanciando schizzi densi e verdastri, la maghessa aggiungeva misteriosi e spesso disgustosi  ingredienti, foglioline, polverine e quant’altro che ogni volta rendevano più vivace il borbottio ed il bollore del pentolone.

La misteriosa preparazione andava avanti per settimane e verso la fine del mese di ottobre la donna aggiungeva l’ultimo e più misterioso ingrediente.

Lo versava da una boccetta con grande cautela, goccia a goccia tenendosi il più lontano possibile dal bordo del pentolone.

E quando l’ultima goccia veniva infine versata un terribile ribollio faceva tremare e vibrare il fuoco ed il pentolone e poi l’intersa casetta.

Una nube nera e densa come la pece , pesante come il piombo, si sollevava allora dal pentolone quasi svuotandolo, si riversava su per il grande camino ed infine si diffondeva sopra la casa.

Restava là qualche minuto in attesa non si sa di cosa e poi l’immensa nuvola prendeva  decisa la via del Nord.

Al sentire da lontano quel borbottio ed il tremolare dei vetri delle loro finestre i vecchi, che avevano capito, si davano di gomito:Si lo scirocco, si!.

E la grande nuvola nera partiva carica dei suoi venefici effetti verso il nord. Una volta risaliva le terre lungo la via della costa di Ponente , altre lungo la costa di Levante.

E quando giungeva a destinazione scaricava sulle persone inermi la sua malevola pioggia che distruggeva argini, gonfiava fiumi, spazzava via ponti e case.

E quando i vecchi di Ficarazzelli leggono dopo sul giornale dei danni fatti  ammiccano tra di loro: Si lo scirocco, si!, Si lo scirocco va bhe !.

 

 

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