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17/5/18

Quella vecchia tuta aveva ormai un sacco di anni. Ma per dirla francamente era talmente tanti anni che se la portava addosso che gli era venuta a noia, anzi cominciava proprio a stargli proprio sulle palle.

Una mattina che si era svegliato  un poco girato decise che era ora di buttarla via.

La mise in un sacchetto , andò a piedi dietro la chiesa grande  dove erano sistemati i cassonetti della immondizia e quello giallo della Caritas e armeggiò su quest’ultimo per buttarla dentro.

Quando stava già per scaricarla il coperchio di un cassonetto là vicino si sollevò dal di dentro e affiorò dal cassonetto  un uomo piccolo di pelo nerissimo che trascinandosi dietro un borsone a gesti e pronunciando parole incomprensibili cercò di far capire a Giannino di dare a lui quel sacchetto.

Giannino si fermò a bocca aperta per la sorpresa di vedere un uomo sbucare da un cassonetto nel quale con tutta evidenza aveva trascorso la notte.

Speriamo che sia quello della carta, si trovò a pensare.

Comunque sia cerco di far capire a quell’uomo che si trattava di una vecchia tuta da ginnastica e non capiva come potesse essergli utile.

L’altro insisteva ed egli  gliela diede e mentre l’altro si profondeva in quelli che erano sicuramente grandi ancorchè incomprensibili ringraziamenti intavolò con lui una breve conversazioni a gesti dalla quale vagamente si capiva che egli era appena giunto in città dalla Bulgaria.

L’uomo volle dire anche il paese di quella Nazione dal quale era partito ma era impossibile capire .

Il suono espresso era ricchissimo di consonanti gutturali e da scarsissime vocali.

Ma Bulgaria comunque si era capito.

Giannino salutò l’uomo di nero pelo e andò via.

Mesi e anni dopo il Bulgaro riapparve più volte lungo il percorso di Giannino .

Ogni volta implorava una elemosina e quando Giannino gliela dava chiedendogli, ma lo sapeva già, se veniva dalla Bulgaria l’altro esultava felice come se avesse  incontrato dopo molto tempo un vecchio amico.

E travolto dall’entusiasmo cercava di abbracciarlo.

Gianni educatamente si scioglieva da quell’abbraccio e salutava amichevolmente il bulgaro.

Per anni quei percorsi furono punteggiati più volte da quegli incontri occasionali.

Un giorno Giannino camminava faticosamente per il centro della cittadina trascinando dolorosamente ad ogni passo le sue gambe dolenti.

Testardo com’era aveva deciso di andare ad una conferenza che lo interessava ed era deciso di arrivarci malgrado si sentisse uno straccio.

Manco a farlo apposta ecco  dietro l’angolo il Bulgaro.

Nero di pelo come al solito, coperto da vecchi stracci, trascinava un vecchissimo trolley pieno di tutte le sue povere cose.

Come al solito richiese l’elemosina e come al solito : Ah Tu sei il bulgaro !!, e giù grandi feste da parte sua.

Giannino aprì il portafoglio e   si accorse che non aveva nemmeno una moneta.

Cerco di dirlo all’altro ed andò via.

Ma gli rimase negli occhi il viso deluso dell’uomo e gli parve di avere tradito un amico.

Tornò allora indietro e se lo porto appresso in un bar .

Disse alla barista di preparare un sostanzioso panino per il suo amico bulgaro e lo pagò.

La barista disse che gli avrebbe offerto di suo mezzo litro di acqua.

Salutò il bulgaro, si sottrasse al suo solito tentativo di abbraccio entusiastico ed ai suoi commossi ringraziamenti  e si avviò verso la sua conferenza.

Dopo qualche minuto si rese conto che gli pareva di essere più leggero e che le gambe non gli facessero più tanto male .

Strane cose accadono , si disse tra sé e sé.

 

 

 

 

 

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