18/3/08 Una ipotesi sulle possibilità di adattamento all’ambiente.
Nell’inconscio dell’individuo già prima della nascita sono latenti ogni tipo di archetipi.Si può immaginare questo patrimonio archetipico con una immagine simile al patrimonio genetico.A seconda delle condizione dell’ambiente in cui il bambino si trova via via a svilupparsi si attivano o non si attivano certi archetipi piuttosto che altri.Essi determinano l’azione dell’a coscienza e perciò i comportamenti dell’individuo.
Si struttura così e si cristallizza l’adattamento all’ambiente infantile.
Tale adattamento, il più delle volte, non si adegua al mutare dell’ambiente nel corso della crescita dell’individuo e non si attualizza rispetto all’ambiente di vita adulto.L’influenza negativa che taluni archetipi hanno sulla coscienza e sul comportamento (o la mancata influenza che la non attivazione di altri archetipi esercita) può escludersi via via che si prende coscienza di tali archetipi.
Il processo di adattamento sarebbe simile a quello di qualsiasi specie animale.Solo che nelle specie animali l’adattamento sviluppato nella età infantile prepara i cuccioli a vivere e sopravvivere nell’ambiente adulto.Così non è in un gran numero di casi per quanto riguarda la specie umana per cui l’adattamento sviluppato ad un ambiente infantile malato fa dell’individuo un individuo disadattato nella età adulta.
Tutto ciò che del passato è inconscio proietta la sua ombra sul presente (sui pensieri e sul comportamento attuale) fino a quando di quel passato oscuro non si sono presi coscienza i vari nodi disturbanti.
Il passato inconscio ed il presente, come tutto ciò a cui si è inconsci, possono proiettarsi sugli oggetti, sulle persone, ecc. e tormentare l’individuo fino a quando egli non prende coscienza di essi
18/3/08 Nel corso dell’infanzia
Nel corso della infanzia , quando la piccola coscienza del bambino non conosce ancora il nome delle cose, quando ancora non ha parole, l’inconscio sollecita la percezione di una quantità di sentimenti ed emozioni suscitati dall’ambiente infantile.
Sentimenti ed emozioni, alcuni piacevoli ed altri brucianti e dolorosi.
Ma di queste occasionali tempeste emotive il bambino non conosce la natura, non conosce la causa. Passivamente si limita a vivere quelle esperienze piacevoli o dolorosi, gioiose o brucianti.
Tutti questi vissuti privi di nome, privi di conoscenza rimangono come nodi irrisolti nell’inconscio e per tutta la vita (fino a che non se ne prende coscienza) continuano ad influenzare i pensieri, ed il comportamento dell’individuo.
La realtà che egli vive viene trasfigurata da quegli antichi vissuti esperienzali e perde la sua immanenza concreta per trasformarsi in rappresentazione.
Allo scopo di muovere davanti agli occhi dell’adulto quell’antico, antichissimo vissuto e far si che egli possa a quelle rappresentazioni assegnare il loro significato.
Cioè dare ora i nomi a quegli antichi sentimenti e capire ora il senso di quel vissuto esperenziale.
Si svela così una storia infantile nella quale ha giocato poco o tanto amore, nella quale ha giocato il rapporto conflittuale con il partner reale (il padre o la madre) dell’amato bene, nella quale l’odio e la gelosia più intensa (allora privi di nome , non qualificati eppure intensamente vissuti) svelano ora la loro natura e chiariscono le radici dei corrispondenti sentimenti attuali.
E così dopo tantissimi anni quegli antichi nodi inconsci ancora si ripropongono nella realtà attuale trasfigurandola e distorcendola.
E per quanto la coscienza avvertita tenti di capire l’origine e la natura dei sentimenti attuali, per quanto tenti di scoprire il senso dell’attuale vissuto, la mente razionale come attratta da una potente calamità continua a mostrare solo la realtà attuale cercando di negare la radice dalla quale l’attuale rappresentazione attinge la sua forza.
Per quanta esperienza si sia fatta nel lavoro dell’interpretazione dei contenuti e dei prodotti dell’inconscio l’inganno della mente è sempre presente e sfuggire ad esso è ogni volta una fatica.)
18/3/08 E’ una questione di misura.
Nel corso del processo edipico infantile il desiderio del bambino è orientato verso la madre (e della bambina verso il padre (alternativa che varrà per tutta l’estensione di questa ipotesi)).
La necessità di estrovertere questo desiderio incestuoso al di fuori dell’ambito familiare (allo scopo di non agirlo nell’incesto e di ampliare la possibilità di relazioni sociali) rende necessario nel genitore una azione “castrante” nei confronti di questo desiderio.
Sia allo scopo appunto di cominciare ad estrovertelo sia allo scopo di cominciare ad allentare il legame simbiotico tra l’inconscio del bambino e quello della madre (legame che è una sorta di nostalgia regressiva allo stato uterino).
Se quella azione “castrante” è troppo blanda per eccesso di amore il rischio è che la sessualità del bambino non giunga mai a maturità con possibilità di devianze omosessuali.
Se quella azione al contrario è troppo violenta ed aggressiva (per carenza o mancanza di amore) il rischio è di una inibizione della possibilità di rapporto dell’individuo verso l’altro genere oltre a apportare gravi danni alla futura sessualità dell’adulto (inibizione della erezione, frigidità, mancanza di piacere, anorgasmicità, ecc.).
E’ come si è detto all’inizio una questione di misura.
Ma come fa a scegliere il genitore inconscio di sé se nemmeno sa di esistere ?
Nei due casi estremi esemplificati il genitore assolve al suo ruolo sociale (impedire la fossilizzazione del desiderio sessuale nell’ambito familiare e consentire perciò lo sviluppo delle relazioni sociali) ma fallisce nel suo ruolo di genitore.
Il medico che cura il suo paziente lo cura usando la sua cultura scientifica acquisita attraverso i suoi studi e la sua esperienza clinica e la sua capacità razionale.
L’analista che cura il suo paziente fa ben altro.
Egli per poter fare questo lavoro deve (o avrebbe dovuto) sottoporsi ad una analisi didattica o terapeutica che sia.
Deve sottoporsi ad una continua autoanalisi attraverso la quale comprendere il senso dei propri sogni, dei propri comportamenti, delle proprie emozioni e degli eventi che attraversano il suo percorso di vita.
Egli cura perciò non con la sua cultura ma con tutto sé stesso.
Cura con la sua intuizione (l’altra intelligenza), con la sua capacità di ascolto, con la sua empatia nei confronti del paziente.
Cura perfino con i propri stessi sogni.Dato che non è infrequente che dopo un po’ di tempo che egli è in rapporto con il paziente qualche sogno dell’analista gli sveli la natura di qualcuno dei nodi inconsci del paziente stesso.
Cura , ancora, con il suo linguaggio (vergale, corporeo, ambientale, ecc.).
Ben si comprende perciò che il medico che cura le patologie fisiche del suo paziente e l’analista che cura le sue patologie mentali (e i sintomi psicosomatici ad esse associate) sono professionalità che appartengono a due mondi assolutamente diverse ed estranei l’uno all’altro.
23/3/08 Evento e rappresentazione.
Gli eventi che , in modo piacevole o in modo doloroso, ci riguardano, gli eventi che non possiamo fare a meno di notare sono rappresentazioni dell’inconscio e come tali sono portatori di significati che vanno compresi.
Ci si potrebbe chiedere come mai proprio nel momento in cui l’inconscio ha bisogno di proiettarsi in quella particolare rappresentazione l’evento non prodotto dalla volontà dell’individuo si realizzi.
Nella produzione di quell’evento concorrono sincronicamente due percorsi: Il bisogno del proprio inconscio di proiettare proprio in quel momento una sua rappresentazione e le motivazioni razionali ed inconsce dell’altro che in parte consapevolmente ed in parte inconsapevolmente contribuiscono a determinare quell’evento stesso.
Eppure ci sono eventi che non possono spiegarsi altrimenti se non ipotizzando che tra gli inconsci dei viventi (e quindi non soltanto degli umani) esista una qualche forma di comunicazione subliminale che , per così dire , coordina il comportamento e le decisioni di diversi individui fino a far “precipitare” in quell’istante ed in quel luogo quel determinato evento sul quale si attivano le proiezioni dell’inconsico.
Gli eventi che ci riguardano, gli eventi psichici ed emozionali, i sogni ed i movimenti dell’inconscio sono parte di uno stesso processo.
Individuare la gestalt che li accomuna nella stessa forma, appunto, è compito dell’interprete.)
La dissociazione tra la coscienza e l’inconscio (e quindi tra la coscienza e l’istintualità, tra la coscienza ed il Sé) può ben definirsi uno stato di “solutum” cioè di una coscienza “slegata” rispetto alla totalità dell’individuo.
Al contrario, al suo opposto esiste lo stato di “coalitum” nel quale esiste la congiunzione tra coscienza ed istinti, tra coscienza e Sé.
Il lungo processo di transizione tra uno stato e l’altro è rappresentato simbolicamente sia nel processo alchemico sia nel Rosarium philosophorum (il processo verso l’unione tra il Re e la Regina).
Si tratta in sostanza di un lungo e complesso processo di crescita e trasformazione psichica nel corso del quale dapprima si prende coscienza della proprio vissuto esperienziale e successivamente del modello del proprio Sé cioè di se stessi, della propria natura profonda .
Attraverso un lungo processo di unificazione degli opposti che ha come apice conclusivo, per quanto è dato sapere allo stato dell’arte, la unificazione , il coalitum prima citato.
La condizione dissociativa ( solve) e la condizione della coscienza integrata (coagula) sono a loro volta , ancora una volta , due opposti da superare ed integrare in sé.)
7/4/08 Il processo di formazione della coscienza
La strutturazione, la configurazione, della coscienza dell’individuo avviene grazie alle
informazioni (cioè alla conoscenza) acquisite nella sua esistenza e soprattutto nella sua infanzia.
Ma è fondamentale nella costruzione della coscienza non tanto il tipo di conoscenza quanto la modalità (nonchè la qualità rispetto al Sé) con la quale quella conoscenza verrà acquisita.
Per esempio la vita dell’individuo (i suoi comportamenti, i suoi pensieri, i suoi rapporti con l’altro, i suoi sentimenti , le sue pulsioni, la sua sessualità, ecc.) verrà determinata nel corso dell’imprinting dalla conoscenza che nel corso dell’imprinting stesso la coscienza ha assunto.
Quelle informazioni, tutte insieme, costruiscono nello stesso tempo la coscienza ed il tipo di configurazione che quella coscienza avrà nel corso dell’esistenza.
E’ assolutamente importante la modalità di assunzione delle informazioni in quanto nel corso dell’imprinting la conoscenza strutturante viene acquisita dal bambino non attraverso la razionalità (peraltro inesistente o in formazione) ma attraverso il simbolismo esposto alla sua psiche dal comportamento dell’ambiente esterno (ed in particolare dei genitori).
Sappiamo ciò in quanto è stato osservato che per modificare la natura dell’imprinting (e le devianze ad esso attribuibile) è necessario ricorrere al mondo simbolico dell’inconscio ed alla interpretazione dei suoi simboli.
Qualsiasi altro tipo di conoscenza razionalmente acquisita è assolutamente ininfluente rispetto alla scopo di curare quelle devianze dovute ad un imprinting che non fornito all’individuo “conoscenza sé” ma bensì alienazione da sé stesso, dissociazione da sé.
Quindi il linguaggio indispensabile per modificare la situazione determinata dalle distorsioni dell’imprinting infantile è il linguaggio simbolico.
E la comprensione intuitiva dei simboli lo strumento unico ed indispensabile per raggiungere quel fine.
Se il SENSO dei vari comportamenti dei genitori viene percepito dalla psiche del bambino (tanto da diventare informazione, conoscenza strutturante della sua coscienza in formazione) occorrerebbe ipotizzare che la psiche del bambino abbia in sé come innata la capacità intuitiva (ancorché ovviamente inconscia ed istintiva).
Se questo fosse vero ciò significa che le varie gestalt simboliche che l’ambiente familiare prospetta con i suoi comportamenti al bambino vengono percepite dal bambino nei loro significati profondi (con questo comportamento mia madre vuole dirmi che non mi ama, con questo comportamento mio padre vuole dirmi che non mi sopporta, con questo comportamento mia madre mi sta dicendo che mi vuole bene, ecc.) ben prima che il bambino “capisca” alcunché e ben prima che egli cominci ad acquisire i primi elementi della razionalità (che richiede per la sua formazione un “sistema” scolastico complesso.
Quindi mentre la strutturazione della coscienza primitiva del bambino avviene attraverso i linguaggi simbolici attraverso i quali l’ambiente comunica con lui, la razionalità, frutto maturo della coscienza, si costruisce attraverso altre specie di linguaggi (il linguaggio verbale (con le sue grammatiche e le sue sintassi), il linguaggio matematico o in genere scientifico, ecc..
Quella ipotizzata capacità INNATA di percepire intuitivamente, ancorché inconsapevolmente, il senso della comunicazione dell’ambiente viene in seguito pressoché dimenticata (e non a caso) dall’adulto.
Ed in conseguenza di ciò si rende definitiva la condizione di dissociazione dall’inconscio, dal Sé cioè la condizione di non comunicazione rispetto ai linguaggi simbolici ed in particolare al linguaggio onirico.
Grazie alla terapia ed alla autonalisi è possibile recuperare quella capacità intuitiva dimenticata.
In altre parole per capire veramente di sé e degli altri è necessario che l’adulto ridiventi (almento relativamente a quella capacità) bambino.
Può sembrare strano ma l’uomo ha in sé cioè “contiene” una enorme quantità di SAPERE rispetto al quale è completamente inconscio cioè rispetto alla quale non ha CONOSCENZA alcuna.
Il rapporto tra il sapere e la conoscenza si può esemplificare come il rapporto tra i libri non letti di una biblioteca ed il visitatore desideroso di apprendere.
Il visitatore vuole conoscere e ciò che vuole conoscere cioè il sapere è contenuto nei libri allineati sugli scaffali.
Leggere e studiare è certamente un modo per acquisire la conoscenza del sapere.
Esiste un altro modo per acquisire uno dei saperi più straordinari ed interessanti (oltre che risananti) che esistano e cioè il linguaggio dell’inconscio.
Attraverso l’interpretazione intuitiva dei sogni si accede ad una enorme quantità di sapere su sè stessi ed in generale sull’uomo e grazie a questo processo di comprensione intuitiva si viene a conoscere di quel sapere.
Di quella enorme quantità di sapere inconscio si diventa finalmente coscienti e consapevoli.
Tra il sapere inconscio e la conoscenza di esso esiste lo stesso rapporto che c’è tra i libri di una biblioteca ed il visitatore.L’unica differenza è la modalità di acquisizione di quel sapere.
Là occorre leggere e studiare qui occorre interpretare intuitivamente.Ben diversi sono inoltre gli effetti sull’individuo.
Il totale del sapere acquisito dai libri resta pressoché senza effetto rispetto alle caratteristiche psichiche dell’individuo.
L’acquisizione della coscienza di sé invece risana.
20/4/09 L’atemporalità dell’inconscio.
Succede talora che affiora alla coscienza un sogno del quale non si riesce a comprendere il significato.Passano i giorni ad all’improvviso accade un evento che si fa notare.
E di colpo l’intuizione comprende il significato del sogno di qualche giorno addietro e quel significato si riferisce proprio a quell’evento (a quell’esperienza).
E nasce spontaneo un commento:quel sogno era un sogno predittivo.Un sogno cioè che prediceva un evento ma che non si è potuto comprendere fino a quando quell’evento non si è manifestato.
Il concetto di tempo è un concetto della coscienza.
Nell’inconscio invece esperienze (dire eventi o dire esperienze è la stessa cosa in quanto le seconde sono il riflesso percettivo dei primi) passate, esperienza attuali ed esperienze future convivono come pesci di diversa specie che nuotano in un tratto di mare.
Passato, presente e futuro (ciò che a livello di coscienza definiamo passato, presente e futuro) nella realtà, atemporale appunto, dell’inconscio non esistono.
Essi “in germe convivono nell’inconscio stesso sullo stesso piano , nello stesso livello.
Se un individuo ha, ancorché inconsapevole di sé, una particolare sensibilità nei confronti del proprio inconscio può cogliere in sé il grumo di futuro che “galleggia” in quell’inconscio e “prevedere quindi il futuro”.
Si tratta di una previsione apparente in quanto quella porzione di futuro che lui ha “previsto” era già in germe, in nuce dentro di lui.
Esiste in ciascuno un “progetto del Sé” che taluni chiamano destino e di cui l’inconscio è l’interfaccia rispetto alla coscienza ed alla realtà.
29/4/08 La pluralita di interazioni generate dall’inconscio
Nel corso di una terapia una paziente di C. G. Jung gli racconta un sogno nel quale appare una scarabeo dorato.
Jung rimane perplesso circa la interpretazione di questo sogno e mentre riflette su di esso un scarabeo dorato urta ripetutamente sulla vetrata della finestra del suo studio.
Su questo episodio (ed è facile immaginare chissà su quanti altri osservati nel corso del suo lavoro di analisi sui simboli onirici ) Jung fonda l’ipotesi della “sincronicità”.
Una ipotesi secondo la quale un evento reale, in taluni casi, è portatore di un significato simile al significato del quale è portatore NELLO STESSO TEMPO cioè sincronicamente, un evento psichico ed in particolare un sogno.
Da una serie di osservazioni è possibile affermare che in effetti attraverso forme di comunicazione subliminale non meglio definibili l’inconscio dell’individuo è in grado di comunicare con altri inconsci o addirittura con oggetti inanimati inducendo eventi portatori dello stesso senso che l’inconscio dell’individuo voleva rappresentare e ha rappresentato in quel particolare momento in un evento onirico.
Non si è in grado di comprendere attraverso quali fenomeni fisici tutto ciò possa avvenire ed il riferimento possibile potrebbe ricercarsi (ma è una pura congettura) nella fisica dei quanti e nella comunicazione tra elementi della struttura atomica delle cellule o comunque della materia.
Dal momento che gli eventi che l’individuo nota ed osserva nel corso della sua esperienza hanno (che lui lo sappia o no, che lui lo comprenda o no) significati allo stesso individuo inconsci e che questi significati (e ciò si è ripetutamente osservato, per chi è lungamente aduso ad interpretare i propri e gli altrui sogni) sono normalmente sincronici rispetto agli stessi significati che il sogno nello stesso tempo manifesta alla coscienza non si comprende come i fenomeni di sincronicità possano altrimenti spiegarsi senza ricorrere ad immaginarie ipotesi metafisiche.
Per come la vedo in questo momento questi “oggetti misteriosi” ma così tanto importanti per la psiche umana (e forse per la psiche di tutte le specie viventi) sono dei modelli complessi di comportamento che si sono formati e differenziati nel corso della evoluzione delle specie.
Laddove l’individuo è alieno a sé stesso , non ha cioè assunto alla propria coscienza il modello di Sé (peraltro esso stesso oggetto archetipico) un modello alieno da sé, cioè un archetipo comportamentale (cioè ancora un modello altro), lo possiederà e ne determinerà la vita.
L’archetipo ad egli alieno possiederà il suo inconscio, possiederà la sua coscienza , possiederà il suo ego, possiederà la sua mente, la sua volontà, la sua ideazione, i suoi sentimenti e le sue emozioni.
Siccome tutto ciò che è inconscio è presente nella realtà umana sotto forma di rappresentazioni, cioè di simboli o complessi di simboli, ci si deve chiedere dove essi si rappresentino simbolicamente nella pluralità degli oggetti e dei sistemi reali.
E’ presto detto.
Gli archetipi e la loro pluralità si rappresentano per esempio nel complesso sistemi di santi o di dei più o meno minori che ogni religione coltiva con devozione e rispetto.
Si rappresentano ancora nello star system delle varie cinematografie mondiali e dei vari mass media.
Si rappresentano nei sistemi mitologici che attraversano ed hanno attraversato le varie colture.
Un individuo un giorno dopo avere vissuto alcune terapie di diversa scuola ed essersi appassionato di psicoanalisi (e perciò dopo aver molto letto di tale materia) decide di iniziare un percorso di autoanalisi.
Comincia ad interpretare i propri sogni (e qualche volta i sogni di altri) nonché ogni tipo di rappresentazione simbolica che attraversa il suo percorso.
Un po’ alla volta dopo mesi ed anni di lavoro interpretativo comincia a capire qualcosa di sé e comincia a capire qualcosa (anche di innovativo) in psicoanalisi.
Al di fuori di ogni scuola, di ogni casta, di ogni gruppo o corrente di pensiero.
Di quel poco che ha cominciato a capire scrive.
Di quel poco che via via capisce (sempre ed esclusivamente intuitivamente) decide un giorno di far partecipi altri e fonda questo blog.
Attraverso quel percorso di conoscenza si diventa coscienti di sé (cioè si integra nella propria coscienza il proprio modello di Sé cioè per dirla semplice si diventa sé stessi), si diventa consapevoli di ciò che si è diventati, si acquisisce una conoscenza attraverso un canale che non esiste in nessuna biblioteca al mondo:il canale di comunicazione tra l’inconscio e la coscienza.
Grazie a questo il blog l’autore appare come un trasformatore di una cultura dapprima inconscia (e perciò apparentemente inesistente) in una conoscenza condivisa.
Ma la parte più importante di quel lavoro interpretativo non è questa conoscenza.
La parte in assoluta più importante è l’aver preso coscienza di sé.
Nemmeno la consapevolezza di sé (che pure è gran cosa) è altrettanto importante rispetto a quella.
Ed il lettore?
Per quanto il lettore legga ed acquisisca conoscenza attraverso questo blog o attraverso libri di psicoanalisi o (Dio scampi) di filosofia egli non diventerà mai, solo per questo, cosciente di sé.
E nemmeno di sé consapevole.
Come mai?
In quanto si diventa coscienti di sé non grazie alla conoscenza che si acquisisce nel corso del processo ma grazie al processo stesso.
Cioè grazie alla modalità con la quale si è acquisita quella conoscenza:L’interpretazione intuitiva dei propri sogni.
3/5/09 Il cavaliere del secchio (F. Kafka)
“Nei terribili giorni verso la fine della I guerra mondiale, quando mancava il carbone nelle case, un uomo (Kafka scrive il racconto in prima persona) esce di casa con un secchio vuoto per cercare carbone per la stufa.Lungo la strada il secchio gli fa da cavallo e lo solleva all’altezza dei primi piani.
Giunto dal carbonaio, che ha la sua bottega in un sotterraneo, l’uomo a cavallo del suo secchio dall’alto a gesti cerca di far capire al carbonaio che ha bisogno del carbone .
Il carbonaio sarebbe disposto ad accontentarlo solo che venisse giù.La moglie del carbonaio invece si scioglie il grembiule e lo scaccia via come fosse una mosca.
Il secchio vola perciò via con il suo cavaliere fino a perdersi oltre le Montagne di Ghiaccio.”
Il racconto viene considerato un racconto “misterioso” ma se si riconosce il suo valore simbolico il mistero cede alla comprensione.
Partiamo dal secchio che è tipicamente un simbolo femminile e/o materno. In questo caso rappresenta l’imago materna, ostile all’inconscio, acquisita nel corso dell’imprinting infantile.
Questa imago materna tiene l’uomo lontano dal carbonaio e dal suo carbone posto nel sotterraneo (l’inconscio ed i suoi contenuti) coadiuvata in ciò dalla coscienza (la moglie del carbonaio), da quella imago determinata, la quale contribuisce a quella dissociazione scacciando via l’uomo ed il suo secchio fino alla definitiva e terribile alienazione da sé (oltre le Montagne di Ghiaccio).
4/5/08 Una leggenda su Carlomagno.
“L’imperatore Carlomagno in tarda età s’innamorò di una ragazza. La corte dell’imperatore era preoccupata in quanto egli, a causa di quell’amore, trascurava gli affari dell’Impero. Quando improvvisamente la ragazza morì i dignitari emisero un sospiro di sollievo, ma per poco.
Infatti l’imperatore fece imbalsamare la ragazza, la fece portare nella sua stanza e non se ne volle più staccare.
L’arcivescovo Turpino preoccupato da quella insana passione sospettò un incantesimo e volle esaminare il cadavere. Nascosto sotto la lingua della morta trovò un anello con una pietra preziosa.
Dal momento in cui l’anello entrò in possesso dell’arcivescovo Carlomagno improvvisamente si innamorò di lui. Turpino per sfuggire a quella imbarazzante situazione si liberò dell’anello gettandolo in un lago.
A quel punto Carlomagno si innamorò del lago e non volle più allontanarsi dalle sue rive.”
La leggenda rappresenta un complesso processo di avvicinamento, una costante ricerca, ancorché inconsapevole, nella direzione di ciò che i vari significanti “contengono”.
L’imperatore passa da un amore ad un altro seguendo inconsapevolmente il percorso dell’anello.Si innamora ora di un significante ora di un altro senza rendersi conto che il suo amore è in realtà attratto non da quel significante, da quella particolare apparenza, ma da ciò che ciascun significante “contiene” e cioè il significato (l’anello appunto).
Ma dove lo porterà questa ricerca del significato attraverso i vari “ponti” significativi che il suo amore percorre?
Attraverso i vari passaggi tesi alla ricerca del significato egli si trova infine nella destinazione che doveva raggiungere:Sulle rive del lago cioè a contatto con il suo inconscio con il quale aveva evidentemente perso il contatto.
La leggenda descrive come si è detto un processo di avvicinamento attraverso il passaggio successivo da un significante ad un altro, ricerca sospinta dal significato in ciascun significante nascosto.
Un processo che aveva lo scopo di riconciliare l’uomo con sé stesso , individuarlo rispetto alla sua coscienza, riaprire il flusso di comunicazione con la principale fonte del sapere, dei sentimenti, delle emozioni e cioè l’inconscio.
10/5/08 Proiezioni e dipendenze
La proiezione inconscia, attiva sull’”oggetto” reale (qualsiasi cosa esso sia, essere vivente o inanimato), implica un legame di dipendenza psichica rispetto a detto oggetto.
Tanto da far pensare che proiezione e legame di dipendenza psicologica siano nomi diversi della stessa funzione psichica
Finchè la proiezione inconscia sull’oggetto è attiva la rappresentazione (ed il relativo significato) che si incarna su quell’oggetto reale resta incompresa, invisibile, inconscia anch’essa.
Ma non appena la proiezione viene ritirata (e quindi dissolto il legame di dipendenza) si affaccia alla coscienza la comprensione del significato di quella rappresentazione.
Come se l’essere attiva una proiezione verso un qualche “punto” dell’esistente (sia posto esso nella realtà esterna o interna dell’individuo) rendesse la coscienza (e la razionalità e l’intuizione) disattiva rispetto alle rappresentazioni in quel punto incarnate.
La proiezione si attiva fin dall’origine ogni qualvolta si è inconsci di parti di sé e la sua rappresentazione ha perciò bisogno di proiettarsi sull’oggetto reale (nel senso prima definito).
Comprendere il senso della rappresentazione proiettata sull’oggetto e comprendere di quale parte inconscia di sé quella rappresentazione funge da sostituto psichico nella coscienza è un tutt’uno.
Se proiezione e dipendenza sono due nomi diversi della stessa funzione psichica ci si dovrebbe chiedere:Cosa proietta, sulla droga che egli assume, il tossicodipendente ?
E’ abbastanza ovvio che l’assunzione di droga non ha solo una funzione surrogatoria rispetto alle sostanze non più prodotte dal cervello (sostanze che proprio l’assunzione della droga ha contribuito ad inibire secondo il principio sistemico secondo il quale l’organismo cessa di produrre ciò che gli viene artificialmente fornito dall’esterno (esattamente come l’animale selvaggio cessa di cercare di procurarsi il cibo se qualcuno gliene fornisce volta a volta in abbondanza).
Essa, oltre alla funzione biologica che svolge nell’organismo, è anche sede di potenti rappresentazioni inconsce che insieme a quelle funzioni biologiche generano l’altrettanto potente legame di dipendenza.
10/5/08 L’ampliamento della esperienza
L’ampliamento della esperienza, in una direzione positiva, costruttiva, rende possibile la trasformazione della percezione (e quindi del concetto) di una qualche esperienza parentale infantile negativa (che ha molto influito, in senso negativo, rispetto alla formazione della psiche) in una percezione positiva e quindi costruttiva.
In questo caso il cosiddetto processo di crescita, insieme all’ampliamento della esperienza nel senso suddetto, svolge una vera e propria funzione terapeutica che va al di là della funzione (di per sé comunque genericamente terapeutica) che il prendere coscienza svolge.
Viene cioè trasformato in senso costruttivo ed in una direzione positiva il senso di una esperienza che negativamente, in origine, ha influenzato la formazione dell’individuo. Trasformazione che la “semplice” presa di coscienza della esperienza vissuta di per sé da sola non sarebbe in grado di fare.
Occorre però sottolineare che il vivere nel corso di un processo di crescita una nuova esperienza , costruttiva nel senso suddetto, non è casuale.
Essa è anzi sospinta e determinata dai movimenti interni dell’inconscio esattamente nella direzione funzionale allo svolgimento ed al positivo esito del processo stesso.
10/5/09 L’acquisizione della conoscenza
Il processo di presa di coscienza di una determinata gestalt (o se si preferisce di un determinato scenario esperienzale) può non essere un processo puntuale ma bensì un percorso progressivo in più tappe.
Esso può metaforicamente assimilarsi ad uno scenario reale inquadrato da una telecamera.
L’osservatore vede sullo schermo la particolare inquadratura che in quell’istante la telecamera gli fornisce (senza avere alcun altra possibilità di osservare complessivamente quel determinato scenario) e in base alle informazioni che questa inquadratura gli fornisce interpreta il senso di ciò che osserva.
Fornisce cioè una prima ipotesi interpretativa rispetto alla sua osservazione.
Ipotesi che può essere lontanissima dal senso reale della gestalt osservata.
Con il procedere del processo la telecamera modifica una seconda volta ed una terza volta e così via l’inquadratura dello scenario consentendo così all’osservatore di fornire una seconda e poi una terza ecc. interpretazione di ciò che gli è consentito di osservare.
Attraverso questa serie successiva di tappe, rispetto alle varie osservazioni ed interpretazioni, l’osservatore giunge infine a formulare il senso più realistico possibile dello scenario osservato e solo allora si può rendere conto di quanto distante da tale senso fossero le prime ipotesi interpretative formulate.
In questa metafora la telecamera rappresenta la configurazione della coscienza , configurazione che è il solo filtro possibile rispetto alla percezione ed alla interpretazione della realtà.
Al mutare di quella configurazione (l’angolazione ed il posizionamento della telecamera e della sua inquadratura) cambia la percezione del senso della realtà e tale nuova a acquisizione a sua volta modifica la configurazione della coscienza stessa .Evento questo che consente quindi una nuova “inquadratura” dello scenario in osservazione.
Si intende qui come “configurazione” l’insieme delle informazioni possedute dalla coscienza dell’individuo fin a partire dall’inizio della sua formazione,
E’ questa configurazione (cioè lo stato qui ed ora di quella coscienza) che consente il livello di percezione e di comprensione della realtà e nello stesso tempo è l’acquisizione di un nuovo livello di percezione e di comprensione che rende possibile un mutamento di quella configurazione.
Tutto ciò attraverso un lungo processo dialettico di interazioni continue nel corso del quale la coscienza osserva e capisce nel limite delle sue possibilità ed insieme modifica ed amplia queste sue possibilità grazie alla osservazione ed a ciò che di essa ha compreso.
E’ insomma, trasposta sul piano psichico, la vecchia questione del rapporto tra osservazione e fenomeno osservato.Rapporto nel corso del quale l’osservazione influenza e modifica il fenomeno osservato il quale a suo volta influenza ed interagisce con l’osservazione.
13/5/08 Psiche, politica e mutamento.
Non sono tra loro gli “oggetti” del titolo così lontani tra loro come può apparire.
Il meccanismo sicuro per impedire ogni crescita psichica e quindi ogni possibile mutamento è l’attivazione (di solito nella primissima infanzia) di un conflitto feroce e determinatissimo tra la configurazione della coscienza e l’inconscio (e quindi tra la coscienza ed il Sé cioè sé stessi).
Si costruisce cioè, con l’imprinting infantile un vero e proprio muro (una potente schermatura come si dice più tecnicamente), tra i due soggetti psichici di cui sopra.
Il muro contro muro è la strada più sicura per impedire ogni mutamento verso la crescita ed al contrario per incoraggiare l’individuo verso il percorso che va dalla alienazione da sé alla follia.
Per aiutare invece il mutamento la terapia e l’eventuale autoanalisi incoraggia tra i due soggetti psichici, così conflittuali ed estremizzati da un imprinting alienante, un dialogo, un colloquio, un compromesso, un rapporto.
In politica è la stessa cosa.
Il modo più sicuro di impedire mutamenti riformisti è attivare conflitti estremi, muri contro muri.
Il metodo più sicuro per non mutare nulla, per esorcizzare ogni riformismo, per perpetuare una conservazione di tipo mortuario è proprio quello.
E poco importa se per attivare e scatenare quel conflitto paralizzante siano conservatori di destra o di sinistra.
Il fine da raggiungere è identico per entrambi realizzando così un bell’esempio di eterogenesi dei fini.
Anche qui il dialogo, il colloquio, il compromesso , il rapporto continuo è la condizione necessaria ed indispensabile per realizzare il mutamento.
Una coscienza schermata del primo tipo terrorizzata dalle proprie pulsioni, dai propri istinti, dai contenuti del proprio inconscio preferirà una soluzione politica di tipo conservativo e quindi aspirerà al conflitto politico estremizzato.
Una coscienza più adulta che aspira al mutamento privilegerà invece una soluzione politica del secondo tipo.
22/5/08 Coscienza umana e coscienza animale.
E’ abbastanza stupefacente come particolari vissuti esperenziali infantili, del tutto inconsci all’individuo e tutto sommato assolutamente marginali nella esperienza complessiva della sua vita, possano così tanto influenzare negativamente sul suo comportamento, sulla sua vita, sui suoi sentimenti ecc..
Mentre invece il complesso di esperienze successivamente vissute (ovviamente non tutte positive e talune di gran lungo più intense di quella di cui prima si è accennato) non hanno mai il peso incidente che quella o quelle particolare esperienze hanno avuto.
Tanto che viene da pensare che nella psiche umana esistano due tipologie di coscienza.
Una coscienza che definirei di tipo animale del tutto simile a quella degli altri mammiferi ed una coscienza che definirei “umana” le cui caratteristiche definiscono la specialità di specie.
Le esperienze vissute nel corso dell’imprinting vengono incise nella coscienza animale e le esperienze negative in quel periodo vissute , quale che sia la loro natura (mancanza di amore, violenze parentali, abbandoni , ecc. ecc.), si imprimono in questo tipo di coscienza (e specularmene nell’inconscio) e da qui determinano, nel bene e nel male, talora pesantemente l’esistenza dell’individuo.
Il secondo tipo di coscienza , la coscienza più tipicamente umana, per quanto esperienze accumuli poco o nulla incide nel modificare le tracce e le loro conseguenze incise nella prima tipologia di coscienza.
Essa svolge invece un ruolo di tipo emulativo (con scopi di sopravvivenza e di equilibrio del sistema individuo) costruendo protesi del falso sé in sostituzione della parti del Sé che la prima tipologia di coscienza non è riuscita ad integrare.
Il dialogo analitico (quando funzionante ed i significati onirici integrati intuitivamente) svolgono invece una funzione mutagena nei confronti della coscienza di tipo animale influendo perciò di conseguenza, anche qui in senso mutageno positivo , sul comportamento e sulla vita dell’individuo.
24/5/08 Sintomo ed interpretazione.
Il sintomo di una patologia organica potrebbe essere, a seconda dei casi, o la rappresentazione simbolica di un processo psichico inconscio all’individuo oppure una “emulazione rappresentativa” di un processo psichico del quale l’individuo , cosciente e consapevole di sé, ha preso o prenderà coscienza .
Il significato che un determinato sintomo vuole rappresentare si individua attraverso l’interpretazione intuitiva.
La quale è un processo cognitivo assolutamente soggettivo che dipende dal livello di coscienza e consapevolezza raggiunto dall’interprete.
Per cui interpreti aventi diversi livelli di coscienza daranno alla stessa rappresentazione significati diversi.
E’ questo che rende la psicoanalisi assolutamente a-scientifica.
In quanto il fenomeno osservato dall’osservatore e la “teoria” che egli desume da esso sono assolutamente irripetibili.
Inoltre l’osservatore/interprete osserva e comprende con un tipo di intelligenza (l’intelligenza intuitiva) che è poco o nulla sviluppata negli individui razionali (e della quale fin troppo spesso sconoscono l’esistenza non avendo potuto sviluppare rispetto ad essa alcuna esperienza soggettiva). Il che rende ancora più ascientifica ed incomprensibile ai loro occhi il processo mentale che ha portato alla elaborazione di quella teoria (nel senso di interpretazione.
Il sig. G. il giorno prima ha interpretato in un certo modo un suo sogno.
Si sveglia l’indomani mattina sentendo il bisogno di spostare in un certo modo i mobili del salotto.
Mentre sta lì ad immaginare dove spostare il divano, dove sostare la poltrona, ecc. ecco che affiora alla coscienza (la funzione intuizione porta alla coscienza) una nuova interpretazione del sogno il giorno prima interpretato .
Il bisogno di agire (spostare i mobili del salotto) si svela così nella sua reale natura: il bisogno di cambiare l’interpretazione fatta il giorno prima rispetto a quel sogno, mentre lentamente affiora alla coscienza, viene trasformato dagli “strati più profondi” della coscienza in un bisogno altro: nel bisogno cioè di spostare i mobili del salotto.
Quando finalmente la nuova interpretazione del sogni viene intuita il bisogno dell’agito cessa.
Il bisogno di “cambiare la disposizione dei mobili” era perciò una rappresentazione di un altro bisogno e cioè quello di “cambiare l’interpretazione del sogno”.
29/5/08 Le difese dinamiche della coscienza.
Quando un evento doloroso colpisce profondamente l’individuo la coscienza si difende dal dolore troppo intenso da quell’evento provocato innalzando le proprie difese nei confronti dell’inconscio e dei suoi contenuti energeticamente troppo carichi.
Ciò allo scopo di impedire che quei contenuti intensamente dolorosi possano recare danno alla coscienza stessa.
Questa chiusura di tipo precauzionale viene avvertita dall’individuo come se fosse stato colpito interiormente da un senso di morte.Avverte cupezza dell’umore, angoscia, profonda malinconia, talora depressione.
Quando questo tipo di sensazioni emotive vengono avvertite, soprattutto dopo un evento doloroso, si può star certi che sono state attivate le difese della coscienza nei confronti dei contenuti affettivi dell’inconscio.
Questo stato viene talvolta definito un “ciclo di morte”, una condizione di elaborazione del lutto, ecc.
La verbalizzazione della propria condizione può lentamente e progressivamente alleggerire la pressione emotiva dell’inconscio sulla coscienza fino al momento in cui questa pressione è compatibile con la condizione della coscienza ed allora quest’ultima allenta le proprie difese nei confronti di quei contenuti emotivi.
Inizia così un “ciclo di rinascita”.
Questo mutamento della condizione della coscienza può essere sincronicamente accompagnato da qualche sogno che segnala il mutamento in corso di manifestazione.
Nel caso la pressione dell’inconscio fosse troppo intensa e/o le difese della coscienza troppo deboli o poco reattive i contenuti emotivi dell’inconscio potrebbero generare nella coscienza una qualche condizione psicotica.
29/5/08 Sul simbolo onirico “la scuola per attori”.
Gli ambienti reali, cioè quelli che tutti insieme definiamo realtà, ci richiedono ogni volta uno sforzo di adattamento.
Dobbiamo ogni volta essere adeguati rispetto all’ambiente in cui occasionalmente o no ci troviamo a vivere e ad operare.
Uno sforzo di adattamento che si conclude con l’assunzione di una maschera , di una Persona (nel senso junghiano) a quell’ambiente adeguata.
Il simbolo onirico la “scuola per attori” in prima approssimazione rappresenta perciò la realtà, gli ambienti nei quali volta a volta ci troviamo a vivere e che ci consentono di apprendere ogni volta un nuovo adattamento, una nuova maschera, una nuova Persona.
Grazie alla variabilità degli ambienti sociali ed umani l’apprendimento di ciascuna nuova maschera, adeguata al determinato ambiente, dura praticamente tutta la vita.
Ogni volta “la scuola per attori” ci sfida ad un nuovo apprendimento , ci sfida ad apprendere l’interpretazione di un nuovo personaggio in quella grande commedia che è la vita.
Può però accadere, ed accade fin troppo spesso, che l’ambiente interiore, cioè la configurazione della coscienza così come si è strutturata nel corso della esperienza e soprattutto nel corso dell’imprinting infantile, non coincida volta volta con l’ambiente reale ed anzi renda difficoltoso se non addirittura impossibile l’adattamento dell’individuo a quel determinato ambiente.
Per cui ogni volta l’individuo si troverà a disagio nel nuovo ambiente sociale e non riuscirà a sviluppare rispetto ad esso un adattamento soddisfacente.
Alla lunga egli eviterà ogni ambiente rispetto al quale egli teme di rivelarsi inadeguato ed incapace di adattamento.
L’ambiente interno cioè la coscienza , così come si è strutturata nel corso della esperienza, fallisce allora il suo scopo di strumento di adattamento all’ambiente sociale, umano, ecc..
Insomma una scuola (una scuola di attori) che non funziona , che non insegna nulla, che non rende possibile vivere serenamente i vari ambienti nei quali la vita ci porta ad esporci e ad relazionarci.
Taluni ambienti interiori,
nel senso prima indicato, sono così ostili all’individuo ed al suo Sé da
rendere necessario, come unico adattamento possibile a questo ambiente,
l'interpretazione del personaggio del folle.
L’unico personaggio che quell'ambiente interiore gli consente di
interpretare.
Quella diventa perciò l’unica carta che quell’ambiente interiore malato gli
consente di giocare.
L’individuo allora con la sua follia svela la patologia che affligge la sua
psiche ed interpreta puntualmente lo sconvolgimento che la coscienza ha
subito nel corso dell’esperienza vissuta.
Anche i sintomi fisici sono l’adattamento necessario ed indispensabile ad un ambiente interiore distorto.
Sono ancora una volta l’adattamento del sistema individuo a quell’ambiente psichico deviato rispetto all’individuo stesso.
La coscienza in sostanza è o dovrebbe essere come uno specchio a due facce.
La faccia dello specchio rivolta verso l’esterno consentirà all’individuo di rispecchiare l’ambiente nel quale l’individuo si trova e a sviluppare perciò rispetto ad esso l’adattamento adeguato.
La faccia rivolta verso l’interno consentirà invece all’individuo di essere sé stesso senza farsi alienare da sé da una realtà che talora può essere essa stessa patogenica.
Uno specchio rivolto verso l’interiorità dell’essere che rifletta il Sé e rispetto ad esso renda possibile un adattamento totale.
31/5/09 La nascita del processo dissociativo ovvero una congettura.
Noi non sappiamo nel bambino, nella bambina quando inizino le proiezioni.
Possiamo immaginare che nel piccolo soggetto (sia esso maschio o femmina) tra le prime proiezioni che si attivino ci sia la proiezione di Anima (o di Animus) cioè di quel soggetto psichico, interfaccia tra l’inconscio e la coscienza, che fornisce alla coscienza il nutrimento basale per la crescita psichica della coscienza stessa.
Ed è facile immaginare che “l’oggetto” reale sul quale si attesterà quella proiezione sia la madre per il bambino ed il padre per la bambina.
Ma che succede se quella madre se quel padre non ama a sufficienza o non ama affatto la sua creatura? .
Che cosa succederà se quel genitore è una persona troppo aggressiva, troppo manesca , troppo reattiva?
Cosa comprenderà inconsciamente la mente in formazione del bambino o della bambina?
E’ possibile che essa capirà che Anima (o Animus) sono dei nemici dai quali occorre difendersi.
Capirà inconsciamente che è necessario ed opportuno chiudere, sbarrare, serrare le porte della coscienza al confronto con Anima (o Animus).
Allo scopo di difendersi da quella mancanza di amore, da quella che è vissuta come una incomprensibile aggressione.
E questo il momento in cui la crescita psichica normale della coscienza si ferma .
E’ questo il momento in cui la fonte delle informazioni primarie di sé indispensabili per una normale crescita psichica si inaridisce.
E’ questo il momento in cui l’unica fonte delle informazioni utilizzabili per un qualche sviluppo psichico sarà la realtà esterna.
E’ questo il momento in cui cessa la formazione del modello del Sé ed inizia la costruzione delle protesi psichiche e del falso sé.
Non intendo entrare in nessuna disputa teologica.
Non v’è certezza della esistenza di un qualche dio e non v’è certezza della sua non esistenza.
Osservo però che per molti credenti Dio è , senza che loro se ne rendano conto, rappresentazione dell’archetipo del loro Sé, inconscio e talora totalmente rimosso.
Quando invocano il loro Dio costoro in realtà invocano aiuto a loro stessi , chiedono grazia al loro Sé contro le distorsioni segregazioniste strutturate nella loro coscienza , distorsioni che impediscono loro un contatto con loro stessi.
Molte religioni sono contrarie alla psicoanalisi.E ben si comprende perché.
Sguazzare penosamente nella propria condizione inconscia è per queste religioni una garanzia assoluta per loro sopravvivenza e per la sopravvivenza delle loro regole, spesso folli, spesso sessuofobiche, spesso misogine, spesso razziste, con le quali esse hanno ammorbato la mente di così tanta gente.
12/6/08 L’indispensabilità del mutamento.
La vita è mutamento.Il non-mutamento è non-vita
Sul mito dell’eroe si proietta con tutta evidenza il Sé inconscio.E questo mito esiste in quanto rappresentazione del Sé.
E’ interessante osservare che nei bambini il mito dell’eroe si manifesta intorno a tre quattro anni e si rende manifesto con l’attenzione e la preferenza che i bambini volgono ai giocattoli che rappresentano appunto eroi.
Poco importa che si tratti di Nembo Kid, di Topolino o dei Power Rangers.Poco importa che si tratti di qualche eroe dei cartoons.
In ogni caso su quel giocatolo e sul mito che lo sostiene il bambino proietta il proprio Sé, proietta cioè se stesso.
Nel caso delle bambine l’eroe ed il suo mito si manifestano preferibilmente nella bambola preferita che viene curata coccolata, ecc. e che accompagna la bambina dappertutto.
Ove , e questo succede nella stragrande maggioranza degli adulti, il modello del proprio Sé non è stato integrato nella coscienza il mito dell’eroe continua a fascinare l’adulto.
Il mito si potrà incarnare in questo caso nel leader politico di riferimento, nel campione sportivo, nel guru, nel santone, ecc.
La coscienza dell’adulto che non è riuscita ad integrare il modello del Sé rimane sostanzialmente infantile bloccata allo stadio di sviluppo nel quale l’ha cristallizzata l’imprinting infantile, ove ostile ai contenuti dell’inconscio.
Questa condizione di incoscienza ha fatto , fa e farà la fortuna di qualsiasi imbonitore di illusioni il quale sfruttando quella condizione si proporrà di incarnare, di reificare il modello inconscio del Sé e di porsi perciò come target delle sue proiezioni.
Manovrando di conseguenza la coscienza , le idee e la volontà del soggetto inconscio a suo piacimento.)
14/6/08 Osservatore e fenomeno osservato.
A causa della interazione tra fenomeno da osservare ed osservatore accade che il fenomeno che si intendeva osservare muta la sua natura ed entra a far parte di un sistema che comprende tale NUOVO fenomeno e l’osservatore stesso.
A causa di ciò il fenomeno che si intendeva osservare sostanzialmente sparisce in quanto muta la sua natura in un fenomeno nuovo e diverso.
Senza l’osservazione il fenomeno avrebbe continuato la sua esistenza senza alcun mutamento.
Ma nessuno è in grado di dirlo mancando a tale fenomeno il soggetto osservante.
Nello stesso istante in cui entra in campo un soggetto osservante il fenomeno muta a causa di ciò la sua natura e si struttura un nuovo sistema, un nuovo soggetto fisico, costituito dal fenomeno e dal suo osservatore.
Questa osservazione di tipo generale (tratta ovviamente dalla fisica delle particelle) ha valore anche in psicoanalisi.
Una psiche adulta priva di un osservatore esterno è per sua natura non modificabile.
Nel momento in cui un osservatore fa entrare quella psiche nel proprio campo di osservazione si struttura un nuovo sistema costituito dal paziente e dall’analista.
A quel punto inevitabilmente la psiche del paziente rispetto allo stato in cui si trovava prima della osservazione muta per il solo fatto della osservazione.
Tanto più l’osservatore comprende dei linguaggi del paziente (quindi tanto più intensamente osserva quella psiche) tanto più quella psiche muta.
In realtà l’osservazione inevitabilmente farà mutare non soltanto la psiche del soggetto osservato ma l’intero sistema analista-paziente comprendente anche il loro sistema di relazione.
Per cui è facile prevedere che anche l’analista verrà coinvolto dal mutamento di questo sistema complesso mutando a sua volta.
E’ questo reciproco mutamento, grazie alla reciproca interazione, continuerà fino al momento in cui l’ego del paziente non sarà in grado di assumere su di sé la responsabilità di se stesso.
A questo punto nel rapporto tra coscienza ed inconscio entra in campo un soggetto terzo rispetto ad essi ed il rapporto analitico si interiorizza escludendo la figura dell’analista.
Osservatore attivo del “soggetto analizzato” diventa perciò l’ego che con la sua osservazione interagisce e modifica il sottosistema coscienza-inconscio. E si ripete anche in questo caso l’interazione tra osservatore e fenomeno osservato e si struttura anche in questo caso un nuovo sistema costituito dall’osservatore e dal fenomeno osservato nonché dalla relazione tra i due, sistema che continuerà a mutare per il solo fatto dell’osservazione (nel senso soprariportato di osservazione attiva rispetto ai linguaggi questa volta dell’inconscio).
Quasi tutti pensano che si ragioni, si pensi, si fantastichi, si capisca ecc. con il cervello.
Nulla di più sbagliato.
Si ragiona, si pensa, ecc. con la psiche.
La quale è un insieme di informazioni acquisite attraverso l’esperienza vissuta a partire dal momento in cui i sensi cominciano a percepire ed il cervello a recepire gli imput relativi.
Questo sistema di informazioni è memorizzato (ovviamente ) dal cervello.
Il modo in cui pensiamo, quello che pensiamo , quello che ci è consentito capire o che non ci è consentito capire, ciò che proviamo o non proviamo, le emozioni, i sentimenti, ecc., dipende da questo sistema di informazioni.
Il cervello risponde alle leggi, già note ed in parte non note, della fisiologia umana.
La psiche è invece un “organo aleatorio” che inizia a funzionare con le prime acquisizioni di informazioni attraverso i sensi (e la comunicazione empatica) e cessa di funzionare con la morte.
Il cervello acquisisce energia grazie ai sistemi fisiologici che lo coinvolgono.
La coscienza , che è una parte della psiche , acquisisce energia (detta anche libido) attraverso l’inconscio.
Ove l’imprinting infantile abbia schermato la coscienza rispetto all’inconscio l’alimentazione energetica ne risulta fortemente o totalmente compromessa.
Ove quel sistema di informazioni venga gradualmente mutato attraverso il dialogo terapeutico e la interpretazione onirica nuove informazioni/energia affluiscono alla coscienza e ne mutano gradualmente il sistema di informazioni.
Muta contemporaneamente ciò che si pensa , ciò che si può capire o non capire, il rapporto rispetto a sé stessi ed al mondo, la sessualità, la creatività, il funzionamento del sistema biologico organico, ecc., ecc..
Congettura:
E’ possibile che ciascun sistema biologico dell’organismo produca energia destinata, attraverso l’inconscio , alla coscienza.
Le schermature della coscienza impediscono l’affluenza di tale energia alla coscienza stessa ed il suo ristagno in quel sistema biologico.
Che, per così dire, “si appesantisce” di “scorie non eliminate”, evento questo che può implicare l’insorgere di patologie organiche.
Ove invece la comunicazione tra inconscio e coscienza si riattivi e diventi fluida i sistemi biologici continuamente “scaricano” la loro energia in eccedenza, geneticamente destinata alla coscienza, arricchendo di essa la coscienza stessa.)
L’ego, altro componente della psiche , non partecipa a questo processo consapevolmente a meno che non assuma su di sé la responsabilità della propria vita interiore e cominci ad interpretare intuitivamente i propri sogni.
Verrà così gradualmente a conoscere come egli funziona , come funziona la sua psiche, come funziona la sua vita.
G. è una donna tra i quaranta ed i cinquanta anni che ha vissuta la propria infanzia ed adolescenza in un paesino del profondo sud. I suoi genitori erano terribilmente autoritari e di fatto le hanno vietato quasi tutto impedendole di vivere serenamente sia l’infanzia che l’adolescenza.
Oggi questa donna ha somatizzato tutte le restrizioni e le schermatura vissute ed introiettate nell’infanzia e tutte queste dolorose somatizzazioni le impediscono di fatto di fare ciò che in vari campi le piacerebbe fare.
Viene cioè rivissuta fisicamente, nella propria carne, cioè in altra forma l’infanzia.
Grazie ad un farmaco sedativo e miorilassante la donna trova un certo ristoro rispetto a quelle somatizzazioni rischiando però l’assuefazione e la dipendenza.
Un giorno inizia un corso di yoga e lentamente si rende conto che può gradualmente dimettere l’uso del farmaco in quanto grazie alla yoga si attenuano i suoi sintomi, talora invalidanti.
L’inconscio comunica con la coscienza attraverso i sogni e ciascun simbolo onirico “veicola” un quantum di energia/informazione.
Intuendo il significato del simbolo si integra nella propria coscienza quel quantum di energia ed inoltre l’informazione così assunta muta lo status quo della coscienza.
Attraverso tutto ciò l’individuo diventa cosciente e consapevole di sé e attiva o riattiva un dialogo continuo tra coscienza ed inconscio.
A quanto pare però esistono delle tecniche (in particolare lo yoga ma non solo) che consentono all’individuo di integrare nella propria coscienza dei quantum di energia dall’inconscio aggirando, per così dire, le potenti schermature che la coscienza ha innalzato nei confronti dei contenuti dell’inconscio stesso.
Parrebbe questo essere il caso della donna in questione.
Grazie alle tecniche yoga essa non diventerà né cosciente nè consapevole di sé.
Né muterà la pesantissima configurazione della sua coscienza così come ereditata dalla sua sfortunata infanzia.
Ma grazie a quelle tecniche riesce ad aggirare quei blocchi e quelle pesanti schermature consentendo all’inconscio di far trafilare nella coscienza quel minimo di energia necessaria a superare o quanto meno ad attenuare le somatizzazioni di cui si è detto.
Non comprendo quale sia il meccanismo fisiologico o psichico che rende possibile tutto ciò ma questo dipende dai miei limiti.
Partiamo dalla congettura di cui al post precedente.
L’individuo ha in sé geneticamente l’energia e le informazioni per crescere diventando fisicamente adulto e per crescere psichicamente strutturando perciò una psiche da adulto.
Se un bambino venisse rinchiuso in una gabbia adeguata alle sue dimensioni di bambino e venisse lasciato là per tutti gli anni a venire il suo corpo così orribilmente costretto si deformerebbe in modo terribile restando sempre delle dimensioni del corpo di un bambino.
Nella storia dell’uomo abbiamo esempi di ciò.
Basta andare alla tradizione cinese che fasciava strettamente i piedini delle bambine per impedire che essi crescessero restando così sempre con le spesse dimensioni dell’infanzia.
Con quali terribili sofferenze per le donne è facile immaginare.
Nella psiche umana succede la stessa cosa.
La coscienza in un enorme numero di casi viene ingabbiata dall’imprinting infantile in una gabbia che le impedisce di svilupparsi verso l’età adulta , che le impedisce di integrare le informazioni e l’energia che sono geneticamente latenti nell’organismo, che le impedisce infine di assumere in sé il modello del proprio Sé.
Che impedisce cioè all’individuo di essere, anche psichicamente, sé stesso.
Quella energia/informazione finalizzata alla crescita psichica resta perciò latente ed inutilizzata nell’organismo e con il tempo fa danni somatici della più svariata natura
A sua volta una coscienza, rimasta infantile, fa danni comportamentali non meno gravi.
Esistono a quanto pare delle tecniche , accennavo prima allo yoga ma penso a certe manipolazioni per liberare l’energia dei chakra e penso all’agopuntura, ecc., che in qualche modo riescono a “scaricare “ quella energia latente e , in quanto non impiegata, dannosa alleggerendo il carico di “pregresso” che l’individuo ha accumulato nel proprio organismo.
Certo costui non diventerà mai cosciente di sé e tanto meno di sé consapevole.
Certo la sua coscienza non crescerà più di quanto gli ha consentito di crescere l’imprinting infantile.
Ma quelle tecniche a quanto pare danno un sollievo alla sua esistenza.
Non solo.
L’alleggerire con quelle tecniche il carico organico di energia repressa ed inutilizzata alleggerisce nello stesso la pressione di un inconscio “turgido” di energia, e perciò vissuto dalla coscienza come minaccioso, consentendole di abbassare le proprie resistenze e le proprie parossistiche difese nei confronti dell’inconscio stesso riappropriandosi di parti di sé prima escluse dalla sua vita.
Sia in termini comportamentali sia in termini emozionale, ecc.
Durante una passeggiata uno scrittore ha una ispirazione spontanea per un aneddoto da inserire nel suo libro.
Immagina un boscaiole che con un’ascia tenta di interrompere il getto d’acqua che viene fuori da un grosso tubo.Lo scrittore pensa:questo è matto, come può pensare di tagliare il getto con una scure! E chiude il rubinetto del tubo interrompendo così il getto.
Il soggetto nell’infanzia ha avuto un padre molto aggressivo e violento e l’aneddoto che spontaneamente gli viene in mente è una rappresentazione fedele di ciò che egli ha vissuto nella sua infanzia:E cioè un padre che con il suo comportamento deviato lo ha castrato nel senso di interrompere i legami della coscienza con il “getto della vita” cioè con i contenuti dell’inconscio.
Tale comportamento malato è stato ovviamente introiettato dal bambino che poi nella sua vita mette in atto in proprio “l’insegnamento” (sic!) ricevuto dal genitore.
Ben pochi tra gli adulti (anche colti ed intelligenti) si rendono conto quali prezzi paga il bambino per adattarsi ad un ambiente familiare inconsapevolmente “malato”. inconsapevolmente ostile ad ogni crescita psichica.
Non si capisce come mai certi ambienti familiari , peraltro molto più diffusi di quanto non si creda, vengano definiti realtà nelle quali si “educano” i figli.
In realtà dovrebbero essere definiti realtà, spesso orribili, nei quali di addestrano i figli alla totale dissociazione da sé stessi.
Poi ci si chiede sgomenti come mai tanti giovani e tanti ragazzi cercano l’autodistruzione nelle tossicodipendenze.)
Immaginiamo un ambiente familiare estremamente favorevole alla crescita psichica dei figli.
Un ambiente ricco di amore, di affetto, di comprensione, di disponibilità, ecc., ecc. creato da genitori psichicamente adulti.
Io non ho mai conosciuto ambienti così ma ottimisticamente voglio credere che ambienti familiari del genere possano esistere.
Il bambino fin dalla nascita è avvolto in questa atmosfera diciamo idilliaca e perciò sviluppa una crescita psichica assolutamente normale fino a sviluppare nella adolescenza e poi nella età adulta una coscienza adulta che ha integrato inconsapevolmente il proprio modello del Sé.
Come è potuto avvenire?
Grazie all’ambiente familiare altamente favorevole l’energia dell’inconscio (e dell’organismo), geneticamente destinata alla crescita psichica, svolge silenziosamente e normalmente la propria funzione e viene costantemente integrata nella coscienza svolgendo ivi la sua funzione trasformatrice.
Viene così costantemente ed inconsapevolmente perseguito un mirabile equilibrio tra corpo e mente ed il sistema individuo è costantemente perfettamente allineato nelle sue funzioni fisiche e psichiche.
Nessuno qui ha bisogno di ricordare i propri sogni né tanto meno di interpretarli.
E se tutto ciò non è avvenuto a causa di un ambiente familiare non così favorevole alla crescita psichica?
Ecco che la funzione onirica manifesta il proprio scopo di esistere.
Poiché l’energia destinata alla crescita psichica non ha potuto essere integrata nella coscienza nel modo naturale e spontaneo a cui geneticamente parrebbe essere destinato l’individuo il sistema individuo manifesta una modalità alternativa:Il piano B.
Il sogno tenta di portare alla coscienza l’energia libidica attraverso l’informazione .
Cioè interpretando i sogni, grazie alla intuizione, e comprendendone il significato automaticamente si svolge in consapevolezza (o svolge l’analista per conto del suo paziente) quella normale funzione di integrazione cui si detto sopra.
Grazie alla interpretazione ed al dialogo terapeutico viene soddisfatta la funzione alternativa per la quale il sogno esiste.
La funzione normale finalizzata alla crescita psichica, funzione che non si è potuta sviluppare nel corso della crescita fisica, viene ora sviluppata in forma surrogatoria alternativa dalla terapia e/o dalla autoanalisi nella età adulta.
Il sogno in questa ipotesi sarebbe perciò la funzione terapeutica alternativa che può soccorrere ai guasti (ancorché involontari ed inconsapevoli) che un ambiente familiare ostile alla crescita psichica ha portato al sistema individuo.
Insomma un (gradito) dono di madre natura per tentare di compensare la pochezza dell’animale uomo e porre rimedio alla sua inesauribile capacità di fare tremendi danni.
27/6/08 La violenza nell’ambito familiare.
La violenza fisica e l’aggressività dei genitori nei confronti dei bambini, violenza che viene razionalmente e ragionevolmente considerata una tra le cause principali delle devianze psiche più o meno severe del bambino e perciò dell’adulto, in realtà non è propriamente una causa ma bensì essa stessa un effetto.
Essa nell’ambito familiare è rappresentazione di forme di repressione verso i contenuti dell’inconscio molto più profonde , inconsce e molto più incisive e dannose per la formazione della psiche infantile.
Quelle forme di violenze verso i bambini dimostrano nella realtà sensibile che altre forme di repressione, altrettanto brutali ma inconsce ed inconsapevoli, hanno operato ed operano, forme di repressione “sotterranee” generate dalla psiche deviata dei genitori che senza rendersene conto stanno costruendo un bambino ad “immagine di sé” cioè con una costruzione psichica emulativa rispetto alla propria.
Che la violenza fisica (o comunque l’eccesso dei mezzi di correzione) nei confronti dei bambini sia un effetto (ed una rappresentazione) e non una causa è dimostrato dal fatto che forme altrettanto brutali di repressione inconscia ed inconsapevole nei confronti dei contenuti dell’inconscio e della istintualità (e che generano nel bambino gli stessi effetti psichici di quelli sopracitati) si rappresentano in forme reali diverse e magari lontane dalle forme di violenza fisica e di aggressività di cui sopra.)
27/6/09 Compressione volontaria dell’agito !!!!!!!!??????.
Com’è noto viene definito “agito” qualsiasi comportamento, emozione, pensiero, idea di riferimento, sintomo psicosomatico ecc. che venga coattivamente esperito in quanto rappresentazione simbolica di uno o più contenuti inconsci dei quali l’individuo non ha mai preso coscienza.
Quei comportamenti, sintomi ecc. sono manifestazioni coatte che nascono dal bisogno insopprimibile dell’inconscio di manifestare nella realtà ed alla coscienza dell’individuo quel o quei contenuti inconsci rispetto ai quali l’individuo è inadempiente.
Rispetto al suo dovere verso sé stesso e verso il mondo di crescere psichicamente.
Naturalmente un sintomo coatto ed in particolari i sintomi psicosomatici possono essere spesso fonte di sofferenza , disagio, dolore, disperazione , ecc. ecc..
Ed è più che comprensibile il desiderio anzi il bisogno spesso disperato dell’individuo di trovare soluzioni rapide a quel problema.
Ed il farmaco talora fornisce quella soluzione sintomatica.
Ma “l’oggetto” inconscio, che determina il bisogno di essere rappresentato in qualche modo nella realtà, continua a permanere inconscio e il suo bisogno non si è assolutamente spento.
Per cui quel bisogno di rappresentazione prima o dopo si invera nella realtà con lo stesso sintomo, prima apparentemente “guarito”, o con qualche altro sintomo di diversa natura.
La eliminazione del sintomo, quale che esso sia, attraverso il farmaco che opera solo a livello sintomatico o attraverso una scelta volontaria (quando possibile) (“debbo smettere di fumare !”) non risolve in alcun modo il problema.
E’ assolutamente illusorio credere che alla “compressione” per un verso del sintomo possa corrispondere per altro verso la eliminazione della radice inconscia che quel sintomo rende indispensabile all’equilibrio generale del sistema individuo.
Il narcisismo è generato dall’insieme delle protesi del falso sé insediate nella coscienza.
L’individuo narcisista ha un altissimo concetto di sé e le proiezioni di tutto ciò cui egli è inconscio sono attestate sulle protesi del falso sé.
Nasce così una forma di innamoramento nei confronti di sé stesso.
Il narcisismo per confermarsi continuamente la perfezione del suo essere (cioè di ciò che egli crede essere il suo essere , il falso sé e le sue innumerevoli protesi) ha bisogno dell’attenzione di tutti, della ammirazione di tutti, di essere circondato dall’amore di tutti.
Tutto ciò realizza sul piano caratteriale una regressione all’infanzia inverando nell’adulto la condizione infantile nella quale era il bambino il centro dell’attenzione del mondo.
Il narcisista avendo bisogno spasmodico dell’attenzione e dell’ammirazione degli altri mette in campo comportamenti finalizzati ad ottenere questi scopi.
Ed una pluralità di persone psichicamente labili risulta attratta da quei comportamenti realizzando così lo scopo inconscio del narcisista.
Proprio a causa di questi due fenomeni, il bisogno spasmodico di ammirazione e la facilità di attrarla nei confronti di persone psicolabili, il narcisista può diventare, in determinate situazioni sociali, un potente generatore di infezioni psichiche.
Può cioè propalare facilmente idee di riferimento tra le più deviati e devianti continuando ad essere circondato dall’amore adorante delle persone verso le quali ha esercitato il suo potere attrattivo.
Esistono ovviamente diversi livelli di narcisismo e perciò diversi livelli di alienazione da sé.
La condizioni narcisistica si svela anche grazie alle potenti razionalizzazioni che il narcisista è in grado di porre in atto otre che ai suoi bisogni di esibizione che si manifestano nelle forme più disparate.
Nei conflitti intrapsichici (ed in genere in ogni tipo di conflitto) l’aggressività di uno dei due termini del conflitto stesso sollecita ed alimenta l’aggressività dell’altro termine.
Per cui tra i due termini del conflitto si innesca una spirale autoalimentantesi che tende asintoticamente all’infinito.
Alleggerire la pressione di uno dei termini del conflitto rispetto all’altro è una modalità per attenuare il conflitto ed invertire il senso di quella spirale potenzialmente autodistruttiva.
Per ottenere ciò la “via regia” (tanto per fare una citazione) è l’interpretazione dei sogni ma esistono altre modalità (vedasi post precedenti) per alleggerire la pressione di uno dei termini del conflitto (mi riferisco all’inconscio ed ai suoi contenuti).
Se questo alleggerimento si realizza e quindi si attenua la valenza del conflitto intrapsichico si scoprirà che la coscienza dell’individuo manifesta una nuova ed insperata disponibilità all’ascolto, alla comprensione , al dialogo, alla espressione di sé.
Cioè si saranno realizzate delle buone premesse per un buon esito del dialogo terapeutico.
Una lettura distorta, deviante, della coscienza rispetto alla realtà e perciò all’essenza dell’individuo costringe l’individuo stesso, senza che esso possa impedirselo, a mettere in campo comportamenti, ideazione, sintomi, ecc. conformi e compatibili con quella visione distorta.
Oltre a distorcere all’ego la visione della realtà del mondo.
Tutto nasce nella coscienza e dalla coscienza.
Un filtro potente strutturatosi nel corso della infanzia la cui configurazione determina, nel bene e nel male, la vita dell’individuo.
E’ su questo filtro che deve operare la terapia.
Allo scopo di restituire alla coscienza una visione reale e realistica dell’individuo , a restituire cioè ad essa il modello del Sé, la coscienza dell’essere.
Sottraendole quella visione distorta (il modello del falso sé).
Esponiamo in altro modo:
F(x) rappresenta la visione distorta della coscienza e poco importa ora quale che sia la natura di questa visione (x) .
Essa determina F(y) cioè il comportamento deviato.
A sua volta F(y) conferma ed alimenta F(x).
La visione distorta continuamente si autoconferma grazie al comportamento deviante che essa stessa ha determinato.
Cambiamo settore:
Nella fisica delle particelle elementari una visione distorta dell’osservatore (cioè una teoria errata) tende ad indurre nel fenomeno osservato una devianza la quale da una parte confermerà la visione deviata dell’osservatore e dall’altra parte distruggerà la reale natura del fenomeno rendendolo di fatto inosservabile.
Tutto ciò conferma, se ce ne fosse stato bisogno, il principio di Heisemberg .
E’ la continua interazione tra osservatore e fenomeno osservato che rende taluni fenomeni inosservabili nella loro reale natura a causa della manipolazione che la osservazione introduce nel fenomeno stesso.
Se l’osservatore riesce a misurare la velocità di una particella nello stesso istante modifica la posizione della stessa rendendo perciò impossibile misurarne la reale posizione .
Nello stesso modo se riesce a misurare la posizione di quella particella inevitabilmente ne modifica nel contempo la velocità.
In sostanza non sapremo mai, a quei livelli di osservazione, quale sia la reale natura di un fenomeno che desidereremmo osservare e che non abbiamo ancora osservato.
Nello stesso istante in cui inizia la osservazione del fenomeno già lo abbiamo modificato nella sua reale natura e perciò ci troveremo a riferire di un fenomeno tutt’affatto diverso rispetto a quello che avremmo desiderato osservare.
Ma esiste un’altra forma di interazione.
Non possiamo osservare la realtà (esterna o interna che sia) che attraverso la nostra coscienza (deviata o no che sia).
Malgrado ciò l’osservazione di sé (seppur attraverso una coscienza deviata) tende a modificare la coscienza migliorando perciò la qualità della osservazione.
Ancora una volta l’osservazione (l’analisi dei sogni, dei comportamenti , ecc., ecc.) modifica lo strumento con il quale si osserva (la coscienza) e grazie a ciò il risultato di quella osservazione a sua volta continuamente si affina.)
10/7/08 Forza della volontà e forza della spontaneità.
La cultura dominante assegna grande valore alla forza di volontà.
E naturalmente torna alla mente Vittorio Alfieri:Volli, sempre volli, fortissimamente ………..
E quì invece occorre spendere una parola contro la forza di volontà.
La forza di volontà è l’arma palese della coscienza dell’io.Essa è uno strumento volontario manovrabile a piacere (o quasi).
Se la forza di volontà è stata bene addestrata essa spesso opera contro l’interesse dell’individuo. In quanto diventa strumento di repressione dei contenuti dell’inconscio, delle emozioni sgradite, dei sentimenti inopportuni.
Diventa cioè un’arma contro l’istintualità.
E quando è stata bene addestrata nel fare il suo sporco lavoro essa opera anche al di là della volontà cosciente dell’ego e come qualsiasi azione riflessa reprime, sopprime , scherma e rimuove anche quanto l’ego non vorrebbe reprimere, sopprimere, schermare, ecc.
Prendiamo il processo di interpretazione dei sogni .
I significati dei simboli si conquistano attraverso un processo spontaneo della coscienza chiamato processo intuitivo.
Esso si svolge nella mente in mondo inconscio rispetto alla coscienza e produce il suo risultato nei confronti della coscienza stessa sotto forma di insight (qualcuno lungo la strada per Damasco l’ha chiamata folgorazione.Ma è la stessa cosa) .
La comprensione del significato del sogno si manifesta cioè sotto la forma di un affioramento spontaneo ed improvviso.
Un lampo nella coscienza.
Senza che in alcun modo abbia partecipato a quel processo l’ego, la razionalità, la forza di volontà, la capacità di volizione, ecc., ecc.
Mentre quel processo silenziosamente lavora verso il suo scopo la razionalità, guidata dalla forza di volontà, tenta in tutti i modi, e del tutto inutilmente, di conquistare essa pure il significato del sogno.
Elabora ed elabora , razionalizza e razionalizza senza risultato alcuno.
E quand’anche , grazie alla esperienza interpretativa acquisita, la razionalità scoprisse il significato del sogno questo successo sarebbe assolutamente inutile al fine della mutazione della coscienza.
La quale muta solo quando assume significati attraverso l’intuizione.
12/7/08 Conoscenza e mezzi di indagine
Vale per il funzionamento della psiche umana lo stesso principio che vale per la fisica atomica.
E cioè l’inseparabilità della conoscenza dalle possibilità di indagine.
Nella fisica atomica la conoscenza e la possibilità della conoscenza non può prescindere dai mezzi attraverso i quali quella conoscenza si può acquisire.Ed essa è inevitabilmente più o meno pesantemente condizionata dalla influenza di quei mezzi di indagine.
Bene per quanto riguarda l’individuo vale lo stesso principio.
La conoscenza e la possibilità di conoscenza di un individuo è coattivamente determinata dall’unico mezzo di indagine che egli possiede e cioè la sua coscienza.
Tanto più quella coscienza è deviata e deviante rispetto alla coscienza di sé tanto più deviata e deviante sarà la sua conoscenza di sé e del mondo e altrettanto deviata la sua possibilità di acquisire conoscenza in quell’ambito.
Per cui, per dirla in altro modo, ove lo strumento della conoscenza cioè la coscienza sia distorto rispetto alla realtà del Sé la conoscenza acquisita ed acquisibile da parte di quell’individuo risulterà nella stessa misura distorta.
Pur nell’assoluto convincimento da parte dello stesso individuo di avere acquisito e di possedere una conoscenza assolutamente reale di sé e del mondo.
La coscienza deviata rispetto alla coscienza di sé non consente di acquisire realtà ma solo allucinazioni rappresentative della realtà stessa.
E ciò in qualsiasi campo venga applicato il suo sforzo di conoscenza .Sia questo campo attinente all’ambito scientifico o all’ambito filosofico o all’ambito religioso.
16/7/08 Sogni e resistenze ovvero il mutamento e la conservazione.
Le resistenze se appartenessero ad un partito politico apparterrebbero anzi sarebbero il partito della conservazione.
Quale che sia la condizione della psiche (perfino la più patologica che si possa immaginare, perfino nella follia più estrema) esse sovrintendono alla conservazione dell’equilibrio, di quell’equilibrio, del sistema in atto.
La condizione psichica dell’individuo , qui ed ora, è l’unica risultante possibile dell’adattamento del sistema individuo alla condizione della sua coscienza così come strutturatisi principalmente nella sua infanzia e solo in seconda approssimazione all’ambiente nel quale esso è inserito.
Le resistenze sovrintendono perciò al mantenimento di quell’equilibrio , che per quanto patologica sia la condizione dell’individuo, è in quell’istante ed in quella situazione data l’unica condizione possibile per la sopravvivenza dell’individuo stesso.
I sogni invece potrebbero fondare il partito del mutamento.
Essi tentano di veicolare nella coscienza i significati necessari in quell’istante per portare alla condizione della coscienza un mutamento finalizzato ad un miglioramento di quella condizione, talora disastrata oltre ogni limite, della coscienza stessa.
Le resistenze tentano dapprima di impedire questo mutamento, del quale data la loro natura e funzione non sono in grado di valutare il possibile beneficio, impedendo il ricordo del sogno.
Fino a quando l’ego è passivo nei confronti della propria vita e della propria condizione la tattica ha pieno successo ed ogni mutamento è impedito.
Se però ci si ripromette di ricordare i sogni prima o dopo questa tecnica delle resistenze viene vinta.
Le resistenze allora si attestano su una trincea più arretrata.
Cercano di impedire cioè la comprensione del sogno.
Altra tecnica vincente soprattutto negli individui che non hanno alcuna capacità intuitiva né che mai hanno avuto occasione di svilupparla.
Se però questa capacità si è poco o tanto sviluppata basta attende qualche ora o qualche giorno ed il significato del sogno affiora alla coscienza (l’insight).
A questo punto la lotta delle resistenze per impedire il mutamento è perduta.
Una volta compreso intuitivamente il significato del sogno il mutamento è solo questione di ore e la battaglia delle resistenze per impedire il mutamento è, per quel sogno e per quel mutamento, sconfitta.
Un sogno:”P. cerca la sua borsa che contiene dei farmaci. La trova e dice:non mi interessa la borsa ma i farmaci che vi sono dentro.”
In effetti il contenitore (il significante) non conta nulla, ciò che risana , ciò che guarisce la psiche (ed anche il corpo) è il contenuto cioè il significato.
Il significato dei sogni, il significato dei simboli, il senso delle idee e del comportamento, il significato degli eventi.
18/8/08 La rappresentazione alternativa.
Nella progressione verso la presa di coscienza il contenuto inconscio parrebbe seguire al filiera rappresentativa (contenuto inconscio)-sintomo somaticoè rappresentazione onirica è coscienza (ove si riesca a comprendere intuitivamente il significato del sogno e perciò il contenuto inconscio da esso veicolato).
Ove però la funzione onirica fallisce la sua missione a causa della incapacità della coscienza di comprendere il significato del sogno la filiera rappresentativa mette in campo un percorso diverso:
(contenuto inconscio)-sintomo somaticoè rappresentazione onirica-(fallimento) è rappresentazioni alternative-(emozioni/comportamenti/ideazione/sintomi somatici) .
Il percorso dell’agito cioè la rappresentazione del contenuto inconscio al di fuori ed al di là della rappresentazione onirica rivela che l’incapacità della coscienza ad integrare attraverso la funzione onirica i significati del sogni e l’ineluttabilità perciò di trovare per essi forme di rappresentazione alternative.
21/8/08 Alle origini della gelosia.
Cosa sia la gelosia , chi più chi meno, lo sanno tutti. Per taluni è un bruciore , una lama rovente che dilania dentro.
E per quanto si riconosca la sua irrazionalità, la sua infondatezza perfino la sua follia quella lama continua a bruciare.
Il triangolo classico che fa scattare la gelosia è costruito tra lui, lei e l’altro (e nel caso della donna , ovviamente tra lei, lui e l’altra). Il riferimento storico alle origini della gelosia è in prima approssimazione alla gelosia infantile.
Il bambino vede nel padre un possibile competitor che tenta di sottrargli l’amore materno e questo suscita in lui gelosia ed ostilità.
Ma c’è un’altra e più profonda interpretazione.
La coscienza , questo bene che accomuna tutti gli esseri viventi ma che da tutti gli esseri viventi ci distingue per la sua ampiezza, è costituita da informazioni.
Se il suo rapporto con l’inconscio è costruttivo essa costruisce sulla base delle informazioni che provengono dall’inconscio una immagine del Sé che corrisponde alla natura dell’individuo.
Se questo non accade, in quanto il rapporto con l’inconscio è parziale o addirittura inesistente, la coscienza è costretta costruire dell’individuo una immagine sulla base delle informazioni provenienti dall’ambiente circostante ed in particolare dall’ambiente familiare infantile.
Costruisce cioè un falso sé.
Ed eccolo qui il “terzo uomo” ed eccolo qui l’Altro.
Eccolo qui ciò che insidia la coscienza e sottrae al Sé la sua legittima allocazione.
Da qui nasce la gelosia , da qui parte quella lama rovente che brucia dentro.
La gelosia testimonia di un incolpevole fallimento della coscienza dell’individuo.
Egli non è riuscito a superare in sé il danno fatto dall’imprinting infantile e non è riuscito a costruire in sé stesso una reale immagine di sé.
E questo fallimento gli brucia dentro come una lama rovente.E questo bruciore rabbioso viene proiettato dappertutto: sulla propria donna, sull’altro , sugli altri.)
24/8/08 Ancora sulla coscienza.
La funzione principale della coscienza è quella di adattare l’istintualità (ed in generale le funzioni del Sé) alla natura dell’ambiente esterno.
In prima approssimazione l’ambiente esterno sarà il nuovo ambiente nel quale il bambino si trova a nascere.
In questo caso per ambiente esterno si intende principalmente l’ambiente mentale del gruppo parentale nel quale il bambino si trova inserito.
Fin troppo spesso tale ambiente mentale (e l’adattamento della coscienza sviluppato rispetto ad esso) viene trascinato fin nella età adulto creando così nell’individuo una discrasia, spesso lacerante, tra i suoi bisogni profondi, l’ambiente reale nel quale vive e l’ambiente mentale (cioè l’adattamento) che si è trascinato fin lì dalla infanzia.
La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono. (A.Einstein )
2/9/08 Lo stato dell’arte ovvero un ennesimo riepilogo.
A questo momento , allo stato delle conoscenze intuitive fin qui acquisite, è possibile fare un (ennesimo) riepilogo teorico in merito al funzionamento della psiche umana.
1 - La funzione intuizione:
L’intelligenza razionale è una funzione della coscienza (definita anche funzione pensiero) che si può educare, addestrare, sviluppare, specializzare, ecc..
A questo sono preposti le famiglie, l’ambiente socale ed i sistemi scolastici ad ogni livello.
Educando ai concetti fisici l’intelligenza razionale l’individuo si addestra a capire determinati astrusi concetti della fidica.
Lo stesso per la matematica, la filosofia, la medicina, ecc. ecc.
L’intelligenza razionale (e la logica che è una sua conseguenza) si specializza in uno o più settori e si addestra per comprendere in essi.
La coscienza (o se si preferisce la mente) ha innata anche un’altra forma di intelligenza,l’intelligenza intuitiva.
Come per l’intelligenza razionale anche questa intelligenza può svilupparsi, addestrarsi , specializzarsi.
Ma non esiste allo stato nella società odierna alcun modo per sviluppare l’intelligenza intuitiva.Che perciò rimane negletta fino all’atrofizzazione nella quasi totalità dei bambini e degli adulti.
Mentre l’intelligenza razionale serve per comprendere i linguaggi di realtà l’intelligenza intuitiva serve per comprendere i linguaggi simbolici della natura :Nei sogni, nei comportamenti, nelle gestalt, ecc. ecc..
L’intelligenza intuitiva (definita anche funzione intuizione) è l’interfaccia di comunicazione tra la coscienza ed i contenuti dell’inconscio ed i suoi linguaggi simbolici.
Grazie ad una intelligenza intuitiva più o meno sviluppata transita nella coscienza e nella realtà ciò che le persone definiscono creatività .Attraverso una forma particolare di pensiero spontaneo che si chiama ispirazione.
Grazie alla ispirazione nasce la poesia, la letteratura, la pittura ed ogni altra forma artistica degna di questo nome.
2 - Lo sviluppo della coscienza:
La funzione della coscienza è quella di creare in sé dei modelli di riferimento dell’ambiente nel quale si vive e della reale natura dell’individuo.
I modelli di realtà vengono costruiti sulla base della informazioni che la coscienza acquisisce dall’ambiente esterno.
Il modello di riferimento che descrive fedelmente la natura dell’individuo (il modello del Sé) viene costruito con le informazioni che l’inconscio passa, attraverso i linguaggi simbolici, alla coscienza stessa.
Crescita fisica e crescita psichica sono due processi entrambi guidati e sospinti dal codice genetico.
Se il rapporto tra coscienza ed inconscio è stato bloccato del tutto o quasi nel corso dell’imprinting infantile la coscienza assumerà le informazioni per costruire il modello del Sé dall’ambiente esterno.Costruendo perciò un falso sé che potrebbe essere lontano o lontanissimo dalla reale natura dell’individuo (il suo Sé) .Lontano da esso perfino in modo pazzesco (letteralmente).
Se un bambino venisse chiuso in una piccola gabbia fin da quando è neonato la pressione incomprimibile alla crescita fisica costruirebbe un essere orribile e deforme travolto da inenarrabili sofferenze.
Abbiamo di ciò un esempio:La fasciatura dei piedi della bambine che si usava nell’antica Cina.Le deformità e le sofferenza così indotte sono forse difficilmente immaginabili.
Nella crescita psichica bloccata da un imprinting infantile ostile ai contenuti dell’inconscio succede la stessa cosa : Si costruisce una coscienza deformata e deviante (un bambino deforme) che induce talora orribili sofferenze all’individuo.Sia sul piano psichico sia sul piano fisico.
L’ambiente familiare induce nel bambino/a lo stesso tipo di rapporto che ciascuno dei suoi membri di riferimento (la figura paterna e la figura materna) ha rispetto ai contenuti del proprio inconscio.
Induce nel bambino cioè lo stesso tipo di sviluppo che ciascun membro ha subito nel corso della propria infanzia.
Nessuno genitore può dare alla coscienza dei propri figli , nel bene e nel male, più di quanto la propria coscienza non abbia ricevuto nella sua storia familiare.
Il bambino diventato adulto inconsapevolmente imporrà ai propri figli lo stesso ambiente mentale che ha avuto impresso nella sua infanzia.
Taluni adulti ripropongono oggi nella società (e nei loro figli) ambienti mentali identici a quelli che si sono costruiti fin a partire dal Medioevo, e forse anche prima , e che si sono perpetuati generazione dopo generazione.
3 - Il rapporto tra la coscienza e l’inconscio:
Laddove l’ambiente familiare si sia rivolto al bambino in modo amorevole, tollerante, comprensivo, ecc. (in caso cioè di genitori che hanno ed hanno avuto un rapporto positivo e costruttivo con i contenuti del loro inconscio) la coscienza del bambino sviluppa un rapporto positivo e costruttivo con i contenuti del suo inconscio promuovendo quindi un sviluppo della coscienza verso l’età adulta (cioè costruendo in essa una immagine fedele e realistica del proprio Sé).
In mancanza di ciò il bagaglio di conoscenza inconscia necessario alla crescita della coscienza (e l’energia relativa) resterà inutilizzato rispetto a quel fine ed esso si eterodirigerà verso le proiezioni, l’agito, le idee di riferimento, la patologia mentale e psicosomatica in tutte le sue graduazioni (che vanno ben al di là di quelle che normalmente si immaginano) .
4 - I linguaggi simbolici:
Sono linguaggi che anziché dire metadicono.
Cioè rappresentano dei significati che non sono intelligibili guardando solo all’aspetto, all’apparenza del significante.
Sono come i personaggi di una commedia :l’attore è il linguaggio e ciò che egli interpreta cioè rappresenta contiene in sé il suo significato.
L’attore dice allo spettatore non ciò che egli è ma ciò che egli rappresenta in quello scenario.Forse senza capirlo egli stesso, comunica (cioè metadice) con la sua rappresentazione il senso di essa , il significato che quella rappresentazione vuole veicolare.
Il delirio, le allucinazioni, sogni, tutti i comportamenti, tutte le idee ed i concetti (per quanto “scientifici” essi siano) sono rappresentazioni che veicolano un significato.
I gusti del magiare e del vestire, le preferenze verso questo o quello oggetto sono rappresentazioni che veicolano un significato.
Ogni forma artistica, la cinematografia , la pittura, ecc. sono rappresentazioni che veicolano un significato
L’uccidere o l’essere ucciso è una rappresentazione che veicola un significato.
L’ammalarsi lievemente o seriamente è una rappresentazione che veicola un significato.
Innamorarsi o non innamorarsi, fare sesso in un certo modo piuttosto che in un altro è una rappresentazione che veicola un significato.
Vivere una vita da criminale o da persona onesta, diventare tossicodipendente, avere una vita insignificante sono tutte rappresentazioni che hanno un significato.
Credere in questo dio o in quell’altro e farsi condizionare la vita dalle regole di una qualche religione o ideologia è una rappresentazione che ha un significato.
E si potrebbe continuare così per altre mille pagine.
In sintesi qualsiasi cosa si faccia o non si faccia rappresenta a noi stessi ed al mondo, in forma simbolica, la nostra condizione psichica .
Interpretando queste rappresentazioni si comprende di quella condizione.
Restituendo in qualche modo all’altro la propria interpretazione di queste sue inconsce rappresentazioni si contribuisce a modificare quella condizione psichica (tecnicamente ciò si definisce psicoanalisi) .
5 – Il simbolo.
Il simbolo è l’unità fondamentale di ogni linguaggio simbolico.Facendo un raffronto con i linguaggi verbali il simbolo sta ai linguaggi simbolici come la parola sta al discorso.
Il simbolo , strumento e mezzo fondamentale del linguaggio onirico, ha una natura duale.
Come la luce che ha insieme natura corpuscolare (cioè materica) e natura ondulatoria (cioè energetica) cos’ il simbolo veicola nello stesso tempo uno o più significati ed un quantum di energia (taluni definiscono questa energia come “libido” altri come “affettività”).
Il contenuto energetico del simbolo è a certi livelli percepibile.
Quando si riesce ad interpretare intuitivamente un simbolo onirico si prova una intensa sensazione di gratificazione segno certo che l’energia di quel particolare simbolo ha raggiunto ed è stata integrata dalla coscienza che ne viene così arricchita.
Ma non è solo questo lo scopo del simbolo.L’avvenuta comprensione intuitiva del significato implica l’integrazione da parte della coscienza di informazione vitale relativa alla conoscenza del proprio Sé e l’acquisizione di questa “particella informativa” entra nel complesso di informazioni acquisito nel corso della esperienza di vita dalla coscienza mutandolo e mutando perciò insieme la configurazione della coscienza.
In altri termini mutando sia la visione del mondo e di sé dell’individuo sia l’atteggiamento che egli aveva verso il mondo e verso di sé sia il complesso delle sue idee di riferimento.
Ogni interpretazione intuitiva dei simboli onirici implica un mutamento della coscienza, un mutamento dell’inconscio, un mutamento della personalità, un mutamento della condizione fisica (del suo panorama di sintomi psicosomatici) dell’individuo stesso.
Il simbolo intuitivamente interpretato è la “pillola” curativa più efficace che esista.
Nel corso della storia dell’uomo ed a causa dello scenario di generale incoscienza verso di sé e verso la realtà del mondo una enorme quantità di simboli sono stati deificati cioè resi visibili nella realtà sensibile affinché ciascuno proiettare su di essi i propri corrispondenti simboli ancora inconsci.
Simboli deificai sono per esempio le cupole (rappresentazione evidente del principio femminile) e gli obelischi, le colonne ecc. (rappresentazione altrettanto evidente del principio maschile).
Sono rappresentazioni simboliche complesse i riti e le raffigurazioni delle varie religioni, la cinematografia, la letteratura, le rappresentazioni pittoriche , le ideologie di ogni genere e natura, i bisogni inconsci e coscienti, le modalità comportamentali con le quali si crede di soddisfarli, il delirio, molti concetti e teorie scientifiche delle quali è impossibile la verifica sperimentale, ecc. ecc..)
(6 – Il processo di individuazione.
E’ la parte iniziale e fondamentale del percorso per raggiungere la coscienza (e la conoscenza) di sé. E’il percorso grazie al quale la coscienza individua l’inconscio quale fonte della conoscenza al posto della realtà sensibile, della realtà del mondo.
Grazie a questa individuazione la coscienza dell’individuo, che prosegue il suo percorso di crescita psichica, comincia a costruire il proprio modello del Sé, la propria immagine del Sé, sulla base delle informazioni (dei significati) che la funzione onirica continuamente cerca di portare alla coscienza stessa.
7 – La sincronicità.
Nel corso del processo di crescita in consapevolezza talora accade che non si riesca capire il significato di un qualche sogno.
Nulla viene in mente , l’insight non scatta, l’intuizione sembra paralizzata.
Può accadere allora che nella stessa giornata accada all’individuo un evento che particolarmente lo colpisce che è di fatto una rappresentazione simbolica che veicola verso l’individuo LO STESSO significato del sogno.
E che perciò di fatto costituisce un importante aiuto per riuscire a comprendere intuitivamente il significato di quel sogno stesso.
La sincronicità è stato vissuta, compresa e ben spiegata da G. Jung.
Non è fantasticheria , non è allucinazione , l’esoterismo non c’entra nulla.
Si tratta di un fenomeno, sperimentato nell’ambito dell’esperienza (e sperimentabile da chiunque viva una esperienza di crescita psichica similare), determinato da una qualche forma di comunicazione tra l’inconscio dell’individuo e la realtà del mondo.
Che il fenomeno sia reale è certo.La sua spiegazione allo stato è solo ipotesi.
Taluno colloca quella spiegazione nel campo della teoria dei quanti.E’ possibile ma si tratta solo di ipotesi.)
8 – I sogni predittivi.
Accade talora che non si riesca a comprendere sul momento il significato di qualche sogno.Passa un giorno , ne passano due ed anche più e ad un certo punto accade nella realtà dell’individuo un qualcosa, un evento che gli fa scattare il clic della comprensione intuitiva e si comprende subito che quell’evento era stato predetto da quel sogno che non si era compreso.
E fin tanto che l’evento predetto non si manifesta nella realtà non si riesce a comprendere il significato del sogno predittivo.
Anche quì come nel caso del fenomeno della sincronicità l’esoterismo non c’entra nulla.
Ed anche quà la spiegazione del fenomeno è da ricercare in una qualche forma di comunicazione tra l’inconscio dell’individuo e la realtà del mondo.)
9 – Le proiezioni inconsce.
Nella condizione di generalizzata dissociazione da sé nella quale vive la quasi totalità delle persone, dissociazione che l’evolversi della realtà tenta ulteriormente di accentuare verso limiti inimmaginabili (o forse immaginabili leggendo i manuali di patologia mentale), l’inconscio è una specie di deposito di rifiuti nel quale tutto “lo sporco” della coscienza viene continuamente rimosso.
Inoltre ristagna nell’inconscio (e nell’organismo) una enorme quantità di energia non impiegata geneticamente destinata ed orientata allo sviluppo della psiche che la condizione di dissociazione psichica paralizza e congela nell’inconscio stesso.
Questi contenuti dell’inconscio, che talora si manifestano come bisogni insoddisfatti, focalizzano la loro energia verso funzioni ed organi dell’organismo (e danno origine alle patologie c.d. psicosomatiche) oppure sulle persone e sugli oggetti della realtà.
Ecco allora che l’individuo si “innamora” di un automobile o di un essere umano reificato dalle proiezioni al livello dell’oggetto o di un qualche altro oggetto o di uno stile di vita o di una ideologia o o di una qualche religione.
Ecco allora che la conquista dell’oggetto diventa scopo di vita, ecco allora il consumismo diventare meravigliosa modalità di esistenza.
Ecco allora le dipendenze (la tossicodipendenza è solo una tra le tante) diffondersi tra i giovani ed i non giovani in maniera inquietante.)
12/9/08 Osservando due passeri ovvero sulla nascita della coscienza (e della società).
Due passerotti si sono posati sul comignolo di fronte.Si guardano intorno, scrutano, osservano.Poi prima l’uno poi l’altro scendono in volo verso del cibo.
E si resta stupiti come piccoli animali dotati di una piccolissima coscienza sensoriale (e teoricamente privi di intelligenza) possano vivere , sopravvivere e riprodurre la specie in ambienti spesso ostili.
Privi di intelligenza !!???.
Credo proprio di no.Credo invece che loro vivano e sopravvivono grazie alla grande intelligenza istintuale della Natura.
Si dovrebbe presumere che negli animali la coscienza sensoriale viva in una condizione simbiotica con l’inconscio per cui l’intelligenza istintiva della Natura diventa l’intelligenza istintiva dell’animale e ciò gli consente di vivere e sopravvivere laddove nessun essere umano con la sua grande intelligenza razionale riuscirebbe.
Nell’essere umano la castrazione originaria dall’inconscio genererebbe il superamento di quella condizione simbiotica e, per necessità, lo sviluppo di una forte coscienza razionale ed, ancora per necessità di sopravvivenza, un forte embrione di intelligenza razionale.
Ma dove si rappresenta questa ipotetica “castrazione originaria”?
Dato che ogni cosa inconscia comunque da qualche parte ed in particolare nei miti si autorappresenta.
Probabilmente il mito che rappresenta quella forma di castrazione originaria è il mito di Edipo.
Il divieto di incesto e di conseguenza l’eterodirigere verso l’esterno la pulsione incestuosa produrrebbe una forma di castrazione originaria (grazie alla quale per necessità si struttura una coscienza razionale) ed insieme la possibilità di rapporti sessuali al di fuori dell’ambito familiare , condizione questa indispensabile per la nascita e lo sviluppo dei rapporti sociali.
Il divieto di incesto ed il desiderio incestuoso implicherebbe perciò insieme da una parte il divieto di “cogliere il frutto proibito”e dall’altra parte la “perdita del paradiso terrestre” a seguito della violazione di quel divieto causato dal desiderio.
La “perdita del paradiso terrestre” intesa quì come la perdita della unione simbiotica con l’inconscio della quale continuano invece a godere gli animali.)
12/9/08 La favola scritta da una bambina perché venga ascoltata dagli adulti.
La bambina , circa nove anni, scrive favole.Ne ha scritto ora un’altra e ce la racconta.
“Ai margini di un bosco vive una bambina bella ma cattiva.Dall’altro lato del bosco vive invece un lupo molto cupo ma gentile. In mezzo al bosco nella sua casetta vive la nonna.
Un giorno la bambina va a trovare la nonna ed incontra nei pressi della casetta il lupo il quale le corre dietro tutto intorno alla casetta.
Giunge uno scoiattolo ed aiuta il lupo.La bambina allora capisce che da quel momento deve essere meno cattiva e più gentile con il lupo.”
Cosa ci vuol dire la bambina con questa favola che ci ha raccontata ?
Essa ci metadice che la sua psiche infantile (il bosco) è costituita dalla coscienza (la bimba bella ma cattiva) dapprima ostile all’inconscio (il lupo cupo ma gentile) ed ai suoi contenuti affettivi ed istintuali .
Al centro della psiche c’è l’ego qui identificato con una figura materna (la nonna e la sua casetta).
La favola rappresenta insieme la situazione attuale e la situazione in via di evoluzione e di crescita di quella psiche infantile.
Infatti dopo la fase del conflitto rispetto all’inconscio la coscienza infantile comprende, grazie all’intervento dello scoiattolo (rappresentazione di uno psicopompo , di una specie di Animus infantile o anche di una qual certa capacità intuitiva), la natura positiva e costruttiva del lupo/inconscio e modifica quindi il suo atteggiamento di ostilità e di conflitto rispetto ad esso.)
13/9/08 La fusione simbiotica.
Nella condizione prenatale (e nella condizione della psiche animale in genere) esiste una condizione di fusione simbiotica tra coscienza ed inconscio.
Una condizione di indifferenziazione che consente per esempio agli animali di sopravvivere nel loro ambiente naturale grazie ad un rapporto diretto ed immediato con gli istinti.
Nella specie umana quella condizione di indiffenziazione prenatale dovrebbe in una certa fase della infanzia cominciare ad allentarsi iniziando così una fase di differenziazione tra la coscienza e l’inconscio.
Se ciò per un qualche motivo non avviene la coscienza del bambino continua a vivere in questa fase di indifferenziazione e non si sviluppa verso la coscienza adulta.
Si potrebbe dire che la coscienza indifferenziata equivale simbolicamente ad “un bambino mai nato”.
Il riflesso che tale condizione della coscienza ha nel comportamento del bambino (e poi dell’adolescente e dell’adulto) è un eccessivo attaccamento alla figura materna o paterna (o ad un’altra figura parentale simbolicamente a quella equivalente) oltre ad una evidente difficoltà di rapporto con il mondo esterno.
Questa condizione della coscienza si potrebbe anche definire come una sorta di edipo non risolto, un edipo non superato o ancora una fusione edipica.
E’ possibile che nella età adulta ove questa condizione dovesse permanere e nessuna differenziazione dovesse intervenire tra coscienza ed inconscio si configurerebbe una situazione psichica definibile come “borderline”)
16/9/09 Oltre la sincronicità.
I fenomeni di sincronicità sono in sostanza una delle modalità di manifestazione della comunicazione dell’inconscio nella realtà degli eventi.
Per cui è evidente che l’inconscio si manifesta attraversa due modalità di forme di comunicazione:La funzione onirica da un parte e l’evento sincronico dall’altro.
Entrambi portatori dello stesso significato.
Entrambi le forme di comunicazione dirette alla coscienza dell’individuo.
Particolarmente nelle fasi di mutamento psichico ben si può dire che l’individuo , a causa della sua condizione psichica determina la sua realtà ed insieme che la realtà ed i suoi eventi modificano e determinano la condizione psichica dell’individuo.
Ma andiamo oltre.
Se i fenomeni sincronici sono una modalità di esternazione di contenuti dell’inconscio, inconsci all’individuo stesso, occorre chiedersi (oltre a quali significati veicolino i singoli eventi sincronici) cosa stanno rappresentando all’individuo i fenomeni di sincronicità in genere.
Risponde a questa domanda un sogno recente:
“Dopo una chiacchierata con il custode di un forte…il sognatore scende giù con l’ascensore portando via il fucile del custode , un fucile a due colpi .Il custode aveva sparato un colpo e poi il sognatore spara l’altro.Sotto, una specie di fortino in cemento armato, egli trova all’uscita un generale amico con il quale chiacchiera amichevolmente.Il sognatore gli dice di aspettare finchè non riporta su il fucile, che ormai è scarico, e ritorni giù.”
Il sogno da una parte evidenzia il positivo rapporto che il sognatore ha sia con la coscienza (il forte superiore) sia con l’inconscio (il fortino inferiore) e con il Sé (il generale amico) e dall’altra parte rappresenta le due forme della comunicazione umana:La comunicazione verbale e del corpo espressa dalla coscienza e sensorialmente percepibile dall’altro (il primo colpo di fucile) e la comunicazione subliminale espressa a livello di inconscio ,che raggiunge l’altro per vie inconsce senza essere sensorialmente percepibile.
I fenomeni di sincronicità (al di là dello specifico significato di ciascuno di essi) hanno perciò in genere la funzione di far prendere coscienza all’individuo di questa forma di comunicazione duale, una parte della quale gli è di norma del tutto inconscia.
Una forma di comunicazione tra inconsci di individui diversi che talora viene definita comunicazione empatica e che presumibilmente è la comunicazione di base che sostiene il transfert.
29/9/08 La coscienza-specchio.
Chiunque possieda un animale domestico avrà osservato che l’animale spesso emula il comportamento del padrone cui è particolarmente affezionato.
Il padrone si alza e va nell’altra stanza e l’animale lo segue.
Egli si alza dal letto e anche l’animale si alza dal letto.Si rimette a letto e l’animale fa lo stesso.E così via.
E’ evidente che nella coscienza dell’animale si crea con la frequentazione con il suo affezionato padrone una immagine dei comportamenti elementari dello stesso, immagine che “ordina” all’animale l’emulazione passiva di quei comportamenti.
Da questa attitudine della coscienza degli animali con sistema nervoso centrale sviluppato (quindi compreso l’uomo) nascono i comportamenti gregari così evidenti in tante specie (compresa quella umana).
E’ facile immaginare che tale attitudine della coscienza si possa fare risalire alla presenza nel cervello dei cosiddetti “neuroni-specchio” recentemente scoperti.
A causa di questa attitudine della coscienza nel corso della infanzia il bambino tende inconsapevolmente ad introiettare i comportamenti delle figure parentali più importanti dell’ambito familiare ed in genere i comportamenti prevalenti dell’ambiente familiare.
Ci si dovrebbe chiedere come mai la semplice introiezione speculare di comportamenti apparentemente asettici (ma non sempre) sia in grado di strutturare nella coscienza atteggiamenti ostili o favorevoli al Sé ed all’inconscio del bambino e di conseguenza ostili o favorevoli alla sua crescita psichica.
La risposta è fin troppo ovvia.
I comportamenti umani sono portatori di un senso , di un significato.
Essi cioè hanno sempre chi più chi meno un significato, sono rappresentazioni di un significato.
La coscienza del bambino introiettando i comportamenti dell’ambito familiare introietta insieme con essi i loro significati.
Introietta cioè la rappresentazione ed il suo significato, il significante ed il significato.
I quali strutturano nella coscienza la configurazione di essa ed il suo atteggiamento nei confronti dei contenuti dell’inconscio, dell’inconscio e del Sé nonché ovviamente del mondo.
Non a caso si parla per esempio di comportamenti genitoriali “castranti” cioè di comportamenti che veicolano un significato di castrazione oppure di comportamenti costruttivi cioè di comportamenti che aiutano la crescita e così via.
Nella notte faccio un sogno:
“Siamo su una spiaggia e c’è uno che pesca ,è anche abile nel tirare su pesci.Ad un certo punto aggancia un cagnoletto, un piccolo squaletto, lo aggancia lo tira su ma ad un certo punto gli sfugge.Il grosso pesce si avvicina verso il molo sul quale sono io e il pescatore mi grida di prenderlo con una corda gialla che sta sul molo.Io tiro verso il pesce la corda gialla, una specie di lungo tubo di gomma, il pesce la morde resta agganciato con i denti ed io lo tiro su rapidamente e verso la fine con un colpo secco, mentre parrebbe che si sta per sganciare, lo tiro su sul molo.Do questo grosso squaletto al pescatore.”
Il pomeriggio successivo al sogno mi telefona, dopo mesi che non la sentivo, una amica e mi chiede di interpretare un suo sogno.Ne parliamo finchè io comprendo intuitivamente il significato e ne riferisco in qualche modo alla donna.
Che cosa è successo nell’insieme:
Il sogno aveva previsto l’imprevedibile (per me) telefonata pomeridiana e quello che ne è seguito.
Rileggiamo il sogno e l’evento insieme:
La donna, peraltro con una certa esperienza di simbolismo, mi chiede di interpretare un suo sogno che lei non capisce (il pescatore, peraltro abile nella pesca, mi chiede di pescare in sua vece il grosso pesce);
Io comprendo intuitivamente il significato del sogno (io sul molo catturo il pesce con la lunga corda gialla);
Restituisco alla donna il significato del suo sogno (do il pesce da me pescato al pescatore).
Sul simbolo “Un ammiraglio che stava là mi da il permesso di continuare”: Il simbolo espone tra l’altro un concetto di ordine generale.Se quello che comunemente chiamiamo “destino” (o il suo più realistico corrispondente e cioè il mondo degli archetipi) non avesse consentito di portare fino a questo punto questo lavoro (cioè la costruzione della coscienza e della consapevolezza del Sé) questo lavoro non sarebbe stato possibile.
Questo significa che non tutti o ben pochi sono destinati a diventare coscienti di sé e purtroppo perciò la maggior parte delle persone continuerà per tutta la vita a brancolare nel buio della propria incoscienza prendendo continuamente fischi per fiaschi e soffrendo di una quantità di sintomi psicosomatici che potrebbero essere curati attraverso la cura della psiche e che invece vengono considerati solo patologie organiche da affidare ai medici.
Il gatto ogni sera si siede accanto al divano sul quale è seduto il suo padrone e lo guarda intensamente. Continua a fissarlo con insistenza e talora, se l’attesa si prolunga, lancia un unico, breve, tipico miagolio.
Al chè il padrone capisce, si alza e gli mette una piccola quantità di cibo nella vaschetta.
Il gatto ne assaggia una piccolissima quantità dopodichè, acquietato, se ne va a dormire.
E’ evidente che nella coscienza del gatto ad un certo momento della sera si attiva una aspettativa che può essere soddisfatta solo dal comportamento rituale, ripetitivo e sempre uguale a sé stesso del suo padrone.
E’ come se con il suo comportamento di attesa, anch’esso sempre uguale a sé stesso, il gatto manifestasse ogni volta il bisogno di essere rassicurato relativamente alla disponibilità del suo padrone ad assicurargli il nutrimento.
A prescindere dalla sollecitazione dell’istinto della fame.
Una volta ricevuta questa rassicurazione l’aspettativa e l’ansia sottostante viene soddisfatta ed il gatto si acquieta.
Nella specie umana il rito, cioè la rappresentazione simbolica sempre uguale a sé stessa, svolge la stessa funzione.
L’uomo aspettando il rito manifesta, nel deserto agghiacciante di un panorama che la razionalità vede (sbagliando) privo di simboli, il bisogno di essere rassicurato circa l’esistenza del simbolismo.
Il rito, rappresentazione simbolica della quale peraltro l’uomo non comprende il significato, gli fornisce appunto la rassicurazione circa l’esistenza del simbolismo, una specie di boccata di aria pura in una atmosfera resa costantemente pesante dalla cecità della razionalità.
Il rito quindi diventa una lontanissima emulazione della comunicazione simbolica dell’inconscio del quale la coscienza razionale nega l’esistenza ma della quale essa sente impellente il bisogno.
Ogni volta che, ripetitivamente e compulsivamente, il bisogno di simbolismo si manifesta l’uomo assiste e sollecita il rito (quale che esso sia) ed ogni volta ne trae rassicurazione.
Sono rituali quindi tutti quei i comportamenti che rispondono ad una aspettativa di rassicurazione (per esempio le coccole della madre verso il bambino inquieto) e che soddisfano tale aspettativa ripetendosi sempre uguali a sé stessi.
Come per il gatto la coscienza dell’uomo manifesta il suo bisogno di rassicurazione circa la disponibilità della realtà a “nutrirla” di simbolismo.
Una volta che questa rassicurazione viene fornita dal rito la coscienza acquieta il suo stato ansioso.
Che si tratti di una sterile ripetitiva illusione è evidente.
Altrimenti il rito non si ripeterebbe perennemente sempre uguale a sé stesso.
Se la coscienza comprendesse il senso del quale il rito è portatore essa richiederebbe subito dopo un rito diverso di diverso significato.
Avendo, con la comprensione del senso, il rito precedente esaurito la sua funzione.
Il rito, sempre uguale a sé stesso, è come una specie di farmaco ansiolitico che cura il sintomo lasciando intonsa la causa.)
Da quando porto il cappello (per difendermi dal sole troppo intenso o dal troppo intenso freddo) ho scoperto delle cose.
Alcuni reagiscono esageratamente se poso il cappello sul tavolo.Altri reagiscono nello stesso modo se lo poso sul letto o su una poltrona.
Il comportamento super-stizioso è in realtà un comportamento super-stizzoso.
Un comportamento esagerato, un comportamento reattivo di paura.
Che significato ha il mettere il cappello sul tavolo per costoro? Che cosa vedono, senza rendersene conto, in questa rappresentazione?
Quando si va in treno e ci si alza dal proprio posto per andare in bagno si lascia sulla poltrona un impermeabile, un giornale ,ecc. per metadire agli altri viaggiatori :”questo posto è mio, questo posto mi appartiene”.
Il cappello sul tavolo ha lo stesso significato ma questo senso nasconde a sua volta un significato ben più profondo.
Il cappello sul tavolo rappresenta simbolicamente il possesso che il falso sé ha della coscienza dell’individuo. Svela cioè all’individuo una verità che egli si nasconde e che lo terrorizza: “Non sono io a possedere la mia coscienza ma bensì il falso sé cioè qualcosa che è altro da me”.
Nel caso del cappello sul letto il significato è simile:”Non sono io a possedere il mio inconscio ma esso è determinato da qualcosa che è altro da me”.
A proposito della coscienza occorre dire che il tempo cronologico (cioè l’orario degli orologi) ed il tempo meteorologico sono due potenti simboli che rappresentano la coscienza dell’individuo inconscio:”Non ho mai tempo, non faccio in tempo, mi manca sempre il tempo, ecc.” a significare “non ho abbastanza spazio nella coscienza per fare questo o fare quest’altro”.
Cioè “la mia coscienza è troppo impegnata a rimuginare fesserie anzichè occuparsi di me”.
Il tempo meteo ha un significato similare: Speriamo che domani faccia bel tempo equivale a dire “speriamo che domani la mia coscienza mi regali una giornata felice, una giornata serena.”.
Oppure:Che schifo si prevede cattivo tempo che equivale a “Anche domani sarà una schifezza di giornata” (riferito all’umore, allo stato d’animo “previsto” per l’indomani)
11/10/08 Eraclito frammento n. 126.
Ho indagato me stesso.
14/10/08 La natura intrinseca del comportamento umano.
Il signor A. esperisce un certo comportamento verso il signor B.. E B. subito si sente sollecitato ad una risposta comportamentale reattiva ed allora esperisce un certo comportamento verso A. A. a sua volta si sente sospinto ad esperire un comportamento di risposta verso B. ecc. ecc.
Il comportamento esperito da A, senza che A se ne renda conto, è portatore di un senso.E’ cioè rappresentazione di un significato.Ed è questo significato, che B. percepisce pur senza comprenderlo e senza rendersene conto, che suscita la sua risposta comportamentale reattiva. A sua volta anche il comportamento di B. è portatore di un significato .Ed ancora, è quest’ultimo significato a suscitare il comportamento reattivo di A.
Tanto che viene spontaneo chiedersi: ma il senso, il significato rappresentato dai comportamenti umani, ha un suo contenuto energetico , è a sua volta portatore di un quantum di energia ?
Ed ancora: E’ questo quantum di energia , percepito dall’inconscio dell’altro, il responsabile, “l’attivatore” per così dire della pulsione reattiva che sospinge il suo comportamento reattivo?.
Sappiamo che nel caso dei significati dei sogni questo è sicuramente vero.Il simbolo onirico rappresenta un significato e quando questo viene compreso intuitivamente dalla coscienza esso ha funzione mutagena nella stessa e nello stesso tempo veicola nella coscienza un quantum di energia.
Che talora è perfino percepibile al momento della comprensione del sogno sotto forma di sentimenti e sensazioni di varia natura (di gratificazione, di soddisfazione, di orgoglio, ecc. ecc.).
Ed allora viene ancora spontaneo un parallelo già altre volte avanzato.
Si ritiene , com’è noto, che la luce abbia natura corpuscolare ed insieme natura ondulatoria.
Cioè il fotone luminoso (il carattere corpuscolare) ha in sé (o con sé) un contenuto energetico (il carattere ondulatorio).
Esattamente cioè come il simbolo (sia esso onirico o comportamentale) che risulterebbe portatore insieme di un significato e di un quantum di energia.
18/10/08 Il bastone e la carota.
Molti si chiedono perché alcune persone decidono di andare (o sono costretti ad andare) da uno psicoanalista e, talora, successivamente inziare un percorso di autoconoscenza interpetrando per tutta la vita i loro sogni, i propri sentimenti e le proprie emozioni, i propri comportamenti, gli eventi dell’ambito, ecc..
Apparentemente il motivo principale è la presenza nell’individuo di uno o più sintomi intensamente disturbanti.
In qualche altro caso il desiderio di fare l’analisi didattica allo scopo diventare psicoanalista.
In realtà i sintomi disturbanti (o il desiderio di esercitare quella specifica professione) sono in realtà ancora un effetto e non una causa.
Il motivo principale che spinge taluni ad iniziare un percorso di autoconoscenza è che costoro, più di altri o più di altri dotati di una specifica inconscia potenzialità, hanno un bisogno assoluto ed impellente di sviluppare in loro stessi un processo di individuazione e quindi di crescita psichica.
E tutto ciò senza che essi se ne rendano conto.
In questo caso il sintomo o i sintomi più o meno intensamente disturbanti sono solo la manifestazione sensibile di quell’inconscio intenso bisogno.
Ma non è finita qui.
Perciò i sintomi disturbanti parrebbero essere il bastone che spinge l’individuo sulla strada dell’autoconoscenza.
Ma questi sintomi sono anche la carota.
Nel senso che quel percorso per un lungo periodo rappresenta la speranza di superarli affrancandosene.
Tutto ciò fino a quando non si comprende che i sintomi sono solo un mezzo , uno strumento e il loro superamento non è il fine.
Fino a quando cioè non si capisce che il fine è la crescita psichica, il diventare coscienti di sé, il diventare psichicamente adulti superando il perenne stato di infantilismo psichico purtroppo così tanto diffuso.
Per taluni altri il fine è anche la consapevolezza di sé, un fine teoricamente senza fine dato che , come dice Eraclito: “I confini dell’Anima vai e non li trovi, anche a percorrere tutte le strade:così profondo è il Discorso che essa comporta”.
23/10/08 Processi psichici e processi criminali (prima puntata).
Primo esempio:
Un tempo negli Stati Uniti il governo, per combattere l’alcolismo diffuso, decise di imporre il proibizionismo.L’alcool cioè non poteva più essere prodotto, commercializzato, consumato.
Questa proibizione sociale non ha eliminato né poteva eliminare il desiderio, il bisogno di larghi strati della popolazione di bere alcolici, di ubriacarsi, ecc.
A fianco di questo bisogno sociale compresso esisteva , allora come oggi, un'altra pulsione sociale fortissima:il desiderio di accumulare ricchezza.
Un gruppo di persone senza scrupoli si organizza gradualmente , senza alcun rispetto né per le leggi né per la vita umana né per qualsiasi altro valore etico, allo scopo di arricchirsi fornendo alla popolazione l’alcool di cui ha così intenso desiderio.
Un sistema di regole criminali di inaudita ferocia lentamente si affianca ed in parte si sostituisce alle regole della convivenza civile, al rispetto delle leggi, al rispetto della vita umana , ecc.
Come le metastasi del cancro la criminalità pervade con il crimine, la corruzione, la violenza, la ferocia ecc. tutti i gangli della società civile.
Secondo esempio:
A causa di loro particolari condizioni psichiche un numero sempre più elevato di persone, soprattutto di giovane età, sente il forte bisogno di assumere degli stupefacenti.
Che evidentemente in qualche modo alleviano il disagio e la sofferenza derivanti da quelle particolari condizioni psichiche, ovviamente al limite od esplicitamente patologiche.
La morale corrente decide che gli stupefacenti, dei quali un numero sempre più elevato di persone fa richiesta, non possono essere prodotti, commercializzati, consumati.
Si instaura anche qui una forma di protezionismo.
In alcune regioni la poverta è endemica.Non ci sono posti di lavoro, la sanità è scadente, l’istruzione scadente o inesistente, ecc.
Condizioni sociali regressive di fatto proibiscono ad un gran numero di persone, soprattutto giovani, di avere una adeguata istruzione, un posto di lavoro che garantisca loro una vita decente, una sistema sociale simile a quello di altri luoghi.E così via.
Ancora una volta una forma di proibizionismo.
In questa situazione il desiderio di accumulare ricchezze spinge gruppi di persone a fornire illegalmente a coloro che le richiedono le droghe vietate.
Un sistema di regole criminali di inaudita ferocia lentamente si affianca ed in parte si sostituisce alle regole della convivenza civile, al rispetto delle leggi, al rispetto della vita umana , ecc.
Come le metastasi del cancro la criminalità pervade con il crimine, la corruzione, la violenza, la ferocia ecc. tutti i gangli della società civile.
Nascono le società criminali (mafiose, camorriste, ecc.) che lentamente pervadono il territorio e lo colonizzano sostituendosi del tutto o quasi alla società civile.
Ed ora facciamo un parallelismo con la psiche umana.
Nella infanzia il bambino, la bambina cresce in un ambiente inconsapevolmente repressivo e con scarso o inesistente amore.
Senza che nessuno se ne accorga o se ne renda conto viene impedita a quella creatura indifesa che non può che affidarsi con assoluta e totale fiducia all’ambiente parentale di integrare nella propria coscienza gli istinti fondamentali del proprio essere :A partire dall’istinto sessuale.
Ancora una volta una forma di proibizionismo, ancorché involontario ed inconsapevole.
Questa forma di proibizionismo impedisce di fatto, nel corso dello sviluppo del bambino, ogni forma di crescita psichica normale.
Alla coscienza del bambino in questo modo viene impedito in tutto od in parte di assumere gli elementi fondamenti indispensabili per la sua crescita psichica dalla fonte che li fornisce a piene mani cioè l’inconscio.
Quella coscienza allora assume informazioni strutturanti, allo scopo di elaborare una qualche protesi del modello del sé, dalla realtà.
In pratica la coscienza ignora la reale natura dell’individuo e sostituisce questa conoscenza , che le è stato impedito di assumere, con una credenza più o meno folle:il cosiddetto falso sé.
Sulla base di questa credenza più o meno folle l’individuo agisce negando continuamente sé stesso.
Il proibizionismo ha ancora una volta consentito che un sistema di regole alienanti o folli sostituisse nella coscienza dell’individuo un sistema di regole che riconoscessero all’individuo la sua individualità, la sua natura, la sua vita.
Che facesse cioè riconoscere a quella coscienza il vero Sé dell’individuo stesso.
23/10/08 Seconda puntata (arrivano i nostri!).
L’individuo, psichicamente malmenato da una infanzia più o meno orribile, cerca nella terapia analitica un riscatto, una soluzione, la possibilità di riuscire a realizzare in sé una crescita psichica normale.
Il processo si svolge in tre fasi.
Prima fase:
Dopo una moltitudine di colloqui terapeutici ed interpretazioni oniriche da parte dell’analista la coscienza dell’individuo scopre (in sé, sotto di sé insomma da qualche parte) l’esistenza del proprio inconscio.
E’ l’inizio del cosiddetto processo di individuazione.
Seconda fase:
La coscienza lentamente comincia a sviluppare in sè, oltre alla intelligenza razionale che ha sviluppato fin dalla più tenera età, un’altra forma di intelligenza:l’intelligenza intuitiva.
Allo scopo di comprendere il significato dei simboli, dei linguaggi simbolici, del linguaggio onirico.
In un lungo periodo di addestramento o di autoaddestramento questa seconda forma di intelligenza (intelligenza che è istintiva cioè innata) si sviluppa, si educa, si affina.
Come per molti anni è successo alla intelligenza razionale grazie al linguaggio razionale, alla scuola, allo studio, alle letture ecc..
Terza fase:
Contemporaneamente allo sviluppo della intelligenza intuitiva la coscienza comincia a integrare in sé (cioè l’individuo comincia a prendere coscienza) la propria storia familiare più o meno rimossa.
Quarta fase:
L’individuo , con o senza l’analista, in consapevolezza o meno, comincia ad integrare nella propria coscienza, grazie alla interpretazione intuitiva dei simboli onirici e delle rappresentazioni simboliche in genere, le varie componenti inconsce del proprio Sé.
La coscienza comincia a costruire in sé stessa un nuovo modello del Sé sostituendo punto a punto le corrispondenti parti del falso sé che fino a quel momento avevano massacrato la vita dell’individuo.
Detta così parrebbe una cosa quasi meccanicistica ed in effetti di fatto a ben pensarci così è.
In definitiva un insieme complesso di sane regole civili ed umane vanno a sostituire le regole criminali che avevano nel tempo pervaso ed invaso la società cioè volevo dire la coscienza.
Una nuova vita prende il posto della vecchia.
27/10/08 Un incontro occasionale.
La signora A. e la signora B. si incontrano occasionalmente per la prima volta nella loro vita ad una mostra.
Chiacchierano del più e del meno in presenza di un paio di loro amici comuni e ad un certo punto la signora B. dice di vedere sulla spalla di A. una certa Natuzza (si capirà dopo che si tratta di una sensitiva calabrese che A. aveva a suo tempo conosciuta) la quale sensitiva dice, tramite B., di volere parlare ad A..
A. (vedremo dopo perché) è ovviamente molto interessata a questa “rivelazione” e lo diventa ancora di più quando B. le dice che lei in casa ha un determinato quadro che guarda spesso con insistenza e che ha sempre in casa dei libri del guru Saj Baba.
Anzi le dice anche che la sensitiva Natuzza le manda a dire di leggere le prime due o tre righe di uno di quei libri di quel guru.
Grande sorpresa di A., mentre B. nel corso del lungo colloquio rivela tranquillamente che occasionalmente le appare Dio con il quale parla e che parla con lei mentre altre volte le appare la Madonna con la quale dialoga.
La signora B., com’è del tutto evidente, è una persona affetta da una forma di psicosi ben compensata dalla quale peraltro trae sostentamento (dichiara infatti di esercitare la professione di sensitiva e di pranoterapeuta).
Tale psicosi si manifesta con fenomeni allucinatori ed episodi di delirio.
E’ un fatto però che la signora A. e la signora B. non si erano mai incontrati prima e che l’episodio del quadro e dei libri corrisponde alla realtà.
Dunque occorre concludere che la signora B., a causa della sua particolare condizione psichica , ha molto sviluppata in sé la capacità telepatica che le ha consentito di percepire “automaticamente” dalla mente di A. determinati segmenti di esperienza ivi memorizzati.
Ma perché A. percepisce di B. quei particolari aspetti delle sue esperienze memorizzate e non altri?.
La signora A. ha contenuti dell’inconscio molto carichi energeticamente.
Proietta perciò intensamente sul suo ambito e vede spesso intorno a sé oggetti di forte valenza simbolica , ovviamente resi particolarmente evidenti ai suoi occhi dalle sue proiezioni.
Ha perciò sviluppato una certa confidenza con i linguaggi simbolici dei quali però non riesce a comprendere il senso se non per aspetti superficiali e talora esoterici.
E’ possibile che A. proietti su ciò che ha a suo tempo memorizzato nella propria coscienza relativamente alla sensitiva Natuzza il proprio Sé inconscio e mai integrato tanto da rendere questa memoria esperienziale particolarmente vivida dal punto di vista energetico rendendola così telepaticamente percepibile alla signora B..
Tanto vivida da renderla addirittura visibile alle allucinazioni di B.
Il quadro che A. guarda spesso nella sua casa è una copia di un quadro di Van Gogh e il fissarlo continuamente fa pensare che A. ogni tanto viene investita dalla paura di diventare pazza.
L’ammirazione per Saj Baba rivela invece che A. proietta intensamente su questo personaggio il proprio Animus inconscio.
Tutte queste proiezioni intense hanno reso perciò possibili le particolari percezioni telepatiche rivelate da B. oltre a rendersi manifeste nel particolare fenomeno allucinatorio.
Succede come nei dialoghi terapeutici.
Il paziente dice certe cose al terapeuta il quale ne comprende il senso e quest’ultimo lo restituisce in altra forma al paziente: La signora A. svela parti di sé alle capacità telepatiche ed allucinatorie della signora B. la quale in altra forma restituisce queste sue percezioni alla signora A..
Nessuna delle due riuscendo a comprendere il senso di ciò che stanno vivendo.
31/10/08 Il buon (?) senso comune.
· · Secondo il buon (sic) senso comune se un solo individuo ha una buona idea quasi certamente ha torto.Se invece una moltitudine ha una idea, non si sa quanto folle o assurda, quasi certamente ha ragione.
· Si dovrebbe concludere che il cosiddetto “buon senso comune” è fin troppo spesso il luogo della stupidità.
2/11/08 Ordinarie allucinazioni.
Il signor A. un giorno viene colpito dal cosiddetto “colpo della strega”.Bloccato da un dolorosissimo mal di schiena si mette a letto e resta là sdraiato sul fianco.
Mentre aspetta che il forte mal di schiena si attenui il suo sguardo cade sulla sua biancheria appesa alla spalliera della sedia accanto al letto e gli pare che la biancheria appesa abbia la forma di un viso contorto dal dolore.
Si gira pensando tra sé e sé che sta dando i numeri e quando si volta ancora a guardare continua a vedere la stessa faccia distorta dal dolore formata dalle pieghe della biancheria.
La signorina B. un giorno entra nel suo bagno e rimane bloccata dallo stupore . Sull’asciugamani appeso all’apposito appendiasciugamani è perfettamente distinguibile un viso diabolico, il viso del diavolo.
Chiama spaventata una parente che è in casa con lei, le chiede di guardare e anche lei vede la stessa cosa:il viso del diavolo distinguibile tra le pieghe dell’asciugamani.
Ma cosa è successo?
L’inconscio si manifesta in molti modi e le proiezioni sono uno dei modi con il quale egli manifesta i propri contenuti.
Nel primo caso il signor A. soffre di un dolore intenso e l’inconscio coglie questa occasione per proiettare sulla biancheria un altro ancora più intenso ed ancora inconscio dolore di cui A. inconsapevolmente soffre.
La sua visione allucinatoria compone le pieghe assolutamente casuali della biancheria in una visione intelligibile che A. riconosce come un viso distorto dal dolore.
La sua sofferenza inconscia trova così una forma di manifestazione verso l’esterno grazie alle sue proiezioni.
Nel caso di B. invece è il suo “daimon”, il suo demone interiore cioè tutto ciò che le è inconscio, che con quella proiezione allucinatoria si proietta e si manifesta.
Ancora una volta sulle pieghe assolutamente casuali dell’asciugamani viene proiettata dall’inconscio la visione allucinatoria.
La suggestione subita dalla parente fa il resto.
3/11/08 Realtà uno e realtà due.
Tutti siamo in grado di capire cosa sia la realtà.E’ tutto ciò che è intorno all’individuo e che l’individuo percepisce grazie ai suoi sensi.
Viene definita anche realtà sensibile o realtà uno.
Quasi tutti credono che questa realtà sia la totalità dell’esistente.
Si sbagliano e si illudono.
Oltre alla realtà sensibile esiste una realtà enormemente più importante e cioè la realtà psichica o realtà due.
Tutto ciò che accade nella realtà uno è predisposto, disposto, organizzato, quasi sempre inconsciamente, nel monto della realtà psichica.
Ogni evento, comportamento , idea, sentimento , emozione , ecc. ecc. ha il suo germe preparatorio in questa realtà.
Talora qualche sogno rende conto non solo di ciò che è accaduto ma anche di ciò che accadrà.
Apre cioè uno squarcio sul lavorio di progettazione, preparazione ed organizzazione in corso nella psiche relativamente a ciò che sta per accadere.
A testimonianza che la realtà due precede e dispone rispetto alla realtà uno.
Per conoscere la realtà due e comprendere inoltre i molti significati degli eventi, delle idee, degli accadimenti e dei comportamenti relativi alla realtà uno è indispensabile conoscere di sé, conoscere del Sé, conoscere sè stessi.
6/11/08 Le forme dell’apprendimento.
Per quanto è possibile capire fin’ora esistono tre forme fondamentali dell’apprendimento.
La prima forma di apprendimento, molto primitiva, tipica dell’apprendimento infantile e dell’apprendimento animale, è l’apprendimento per imitazione.
Il bambino e poi l’adolescente percepisce il mondo attraverso i propri sensi e copia i comportamenti delle figure di riferimento, dapprima parentali e poi di rilevanza sociale.
In un certo senso clona l’ambiente nel quale vive.
Ogni tipo di moda e di ideologia fonda le proprie fortune su questa forma tipicamente infantile di apprendimento.
Esso è la forma di apprendimento privilegiata delle persone adulte rimaste di mente semplice e labile.
La seconda forma dell’apprendimento è quella che aiuta lo sviluppo della funzione pensiero cioè aiuta lo sviluppo della razionalità e della logica. In ogni nazione più o meno evoluta esistono sistemi scolastici complessi orientati a quello scopo.
Sembra talora che le nozioni che questi sistemi impartiscono abbiano una funzione secondaria rispetto a quello scopo prevalente.
Lo sviluppo della funzione pensiero implica di per sé l’ulteriore sviluppo della forma di apprendimento attraverso la razionalità e la logica.
La terza forma di apprendimento è quella che aiuta lo sviluppo della funzione intuizione.
Benché questa sia una della quattro funzioni della coscienza umana (insieme alla funzione pensiero, alla funzione sentimento ed alla funzione percezione) essa la più trascurata o addirittura ignorata in assoluto dai sistemi formativi sia domestici che sociali.
Eppure aiutando lo sviluppo di questa funzione si aiuterebbe l’individuo a riconciliarsi con sé stesso, lo si aiuterebbe a sviluppare la propria creatività, lo si aiuterebbe a far raggiungere alla sua coscienza uno stadio adulto sottraendola allo stadio di perenne infantilismo al quale soggiace così tanta parte di umani adulti.
Inoltre lo sviluppo della funzione intuizione implica sinergicamente lo sviluppo della forma di apprendimento attraverso l’intelligenza intuitiva .
Intelligenza questa cui sono dovuti tra le più importanti scoperte ed invenzioni scientifiche.
26/11/08 Le mille ed una notte.
Quando si osservano e si ascoltano le lunghe sequenze dei sogni tra le altre cose non si può non rimanere stupiti della incredibile capacità dell’inconscio di raccontare delle storie, di inventare tantissime e sempre diverse piccole novelle, di stupire con la sua capacità di produrre sempre nuovi piccoli racconti.
Una capacità che può ben definirsi infinita, una fonte di creatività continua ed ininterrotta.
Tantissime piccole storie o favole o novelle, che dir si voglia, il cui scopo non è però il racconto in sé, la loro trama o la loro conclusione ma bensì il significato che ciascuno di essi veicola verso la coscienza.
Osservando questa moltitudine di storie non può non venire in mente uno dei testi più noti della letteratura orientale , un testo mitico di quella letteratura noto in tutto il mondo.
E cioè “Le mille ed una notte”.
Si tratta com’è noto di un grande ciclo di novelle , sempre diverse l’una dall’altra, che la tradizione vuole siano state proposte , una notte dopo l’altra, dalla dolce Sheherazade al suo sovrano in cambio della salvezza della vita.
Furbescamente Sheherazade ogni volta rimandava il racconto della conclusione della storia al giorno successivo lasciando in sospeso il pathos del racconto e stimolando perciò la curiosità del suo potente ascoltatore.
Un ciclo di racconti talmente affascinante che il sovrano alla fine di esso fece salva la vita della sua fascinosa affabulatrice.
Se si osserva bene il rapporto tra Sheherazade ed il sovrano è lo stesso del rapporto che si instaura tra l’inconscio ed il suo osservatore.
Ogni notte un sogno diverso, vale a dire una storia diversa, il cui “finale” cioè il suo significato viene rimandato al giorno successivo.
E così una notte dietro l’altra.
Tanto da far pensare che il grande ciclo di racconti delle “mille ed una notte” altro non sia che la riproposizione mitica, simbolica e letteraria proprio del rapporto tra l’inconscio che produce i sogni e l’interessato ed affascinato osservatore.
Propongo ora quì uno “sciocco” giochino semantico.
Il suono fonetico del nome “Sheherazade” fa venire in mente il nome dialettale che in molte parti del Meridione d’Italia si dà alle ciliegie e cioè “scerase”.
E com’è noto si suol dire che quando si mangiano le ciliegie “una tira l’altra” alludendo sia al fatto che quando si prende una ciliegia se ne trascinano di fila molte altre (a causa dei lunghi gambi che si intrecciano tra di loro) sia al fatto che data la loro bontà quando si comincia a mangiarne non si smetterebbe mai.
Esattamente come ha fatto Sheherazade con il suo re.
Lo ha agganciato con il primo dei suoi racconti con finale posticipato ed il re è rimasto impigliato nella lunga sequenza dei racconti fino a rendere onore alla creatività della sua intrattenitrice salvandole la vita.
Esattamente come fa l’inconscio con colui che con rispetto, ammirazione e brama di conoscenza si avvicina ad esso.
26/11/08 Breve analisi strutturale di un lungo sogno.
Nel corso del sonno cosiddetto R.E.M. (la parte del periodo di sonno più profondo nel corso del quale sono stati osservati sotto le palpebre chiuse i movimenti dei globi oculari come se il dormiente seguisse con gli occhi delle immagini, movimenti da cui deriva l’acronimo inglese R.E.M.) si possono fare dei lunghi sogni molto interessanti.
In alcuni casi si osserva che il lungo sogno atraversa tre fasi:
In una prima fase si osserva l’influenza della esperienza vissuta il giorno prima.E’ la parte più superficiale del sogno.
Poi il sogno si approfondisce e va a toccare tematiche profonde dell’inconscio del sognatore e raccoglie qui rappresentazioni intense e significative di quelle tematiche.
Infine , e siamo alla terza ed ultima parte, è come se il sogno riaffiorasse dal profondo e quindi va a rappresentare parti di qualche esperienza reale recentemente vissuta dal sognatore.
1/12/08 Che significa “prendere coscienza” ?
Prendere coscienza inconsapevolmente:
Si premette che qui si intende per coscienza un organo psichico il quale è in grado di assumere informazioni sia dall’ambiente circostante sia dalla vita interiore dell’individuo:Dall’ambiente attraverso gli apparati sensoriali e dalla vita interiore attraverso i sogni, le emozioni, i sentimenti, ecc..
La coscienza per esempio del bambino è in grado di assumere dall’ambiente circostante e soprattutto dai comportamenti delle figure parentali di riferimento IL SENSO di quei comportamenti con il quale si costruisce la struttura e la configurazione della coscienza stessa (con la conseguenza ricaduta nel proseguo della vita nel carattere e nella personalità dell’adulto, nei suoi comportamenti, nelle sue idee, ecc. ecc.).
Di conseguenza in quella che era in origine una pagina bianca l’ambiente, soprattutto parentale, traccia i segni , positivi o negativi che siano ma fortunatamente non indelebili, della vita futura del bambino.
E’ quindi il senso, il significato che continuamente l’ambiente parentale comunica al bambino, la informazione fondamentale e fondante che segna la coscienza e ne struttura i parametri fondamentali.
Questo processo di costruzione della coscienza infantile avviene nella assoluta inconsapevolezza delle figure parentali di riferimento ed ovviamente del bambino.
Il processo di costruzione della coscienza nella età infantile ed il processo di mutamento della coscienza stessa nella età adulta (per esempio grazie ad una terapia analitica) manifesta nel comportamento e nella vita del bambino e dell’adulto una grande quantità di segni (cioè di rappresentazioni simboliche) interpretabili.
Taluni di essi, ove disturbanti, vengono definiti sintomi.
Prendere coscienza in consapevolezza:
Talora qualcuno annuncia sbalordito:Mi sono appena RESO CONTO che……
E’ accaduto che quell’individuo, grazie al processo intuitivo inconscio, ha PRESO COSCIENZA di qualcosa.
Di qualcosa che talora già sapeva, della quale era già a conoscenza ma della quale NON aveva coscienza.
Per cui si deve arguire che la coscienza e la memoria sono due funzioni mentali diverse.
Si può conoscere, cioè avere memoria di qualcosa ma di questo qualcosa può non aversi coscienza.
Quando questo qualcosa transita dall’area della conoscenza all’area della coscienza ecco che ci SI RENDE CONTO di….
Prendere coscienza E consapevolezza:
Quando si comprende intuitivamente il significato di un simbolo, di un sogno, ecc. questa informazione attinge (grazie al processo intuitivo) la coscienza ed in conseguenza la muta.
Ne muta cioè la configurazione complessiva , ne trasforma i parametri fondamentali, via via minimizzando e marginalizzando il processo di formazione della coscienza fino lì avvenuto.
Contemporaneamente si è però anche preso conoscenza (cioè consapevolezza) del processo psichico avvenuto.
La mutazione della coscienza appena avvenuta ha una serie di ricadute sul comportamento, sulla ideazione, sui sentimenti, sulle emozioni, sulla personalità in genere.
Per chi ne soffre, si ottiene una progressiva marginalizzazione e scomparsa dei sintomi disturbanti siano essi psichici che psicosomatici.
2/12/08 Sulle costellazioni familiari.
Le costellazioni familiari si costituiscono come un sistema chiuso in equilibrio nelle quali il comportamento di ciascuno dei membri della costellazione determina e condiziona il comportamento di tutti gli altri membri del sistema.
Non inganni il termine equilibrio.
L’equilibrio di un sistema può essere fondato sulla follia di ciascuno dei membri dello stesso oppure essere connaturato a quell’equilibrio la sofferenza ed il disagio anche grave di qualcuno dei membri della costellazione.
Anzi proprio quella sofferenza e quel disagio in questi sistemi fondano e perpetuano quell’equilibrio e la sua occasionale cessazione lo distrugge mettendo in crisi il sistema stesso.
In situazioni meno problematiche il mutamento di comportamento di uno dei membri del sistema, che ha avuto l’opportunità di prendere coscienza di taluni disturbi del proprio comportamento, rende necessario istantaneamente un riadattamento nei comportamenti degli altri membri del sistema.
I quali possono reagire a quel mutamento con elementi di disagio fisico e/o psichico fino a quando l’adattamento alla nuova configurazione dell’ambiente non si sia realizzato nella loro coscienza).
3/12/08 Le mitologie personali:come elemento di rappresentazione e come elemento di compensazione.
Quando il Sé o parti del Sé sono inconsce alla coscienza dell’individuo la coscienza stessa costruisce, nella inconsapevolezza dell’ego, delle mitologie individuali.
Vedremo nel seguito con quali funzioni.
Si intendono qui come mitologie individuali tutti quei fenomeni immaginativi che non trovano riscontro nella realtà come il misticismo, le ideologie, l’esoterismo, lo scientismo, la filosofia, ecc..
La psiche umana ha bisogno di totalità di sé, di completezza di sé.
Quando questo bisogno viene negato dalla condizione di dissociazione parziale o totale della coscienza rispetto ai contenuti dell’inconscio la coscienza stessa costruisce delle mitologie compensative.
Da una parte esse sono rappresentazioni di ciò che è inconscio alla coscienza, una specie di specchio simbolico di ciò che la coscienza tiene fuori da sé.
Dall’altra parte queste rappresentazioni mitologiche sono un elemento di compensazione, una sorta di forme di gratificazioni surrogatorie.
Un po’ come il ciucciotto del neonato che costituisce un elemento di compensazione gratificante rispetto al suo bisogno di seno materno.
L’analisi di queste rappresentazioni simboliche, così come percepite e riferite dall’individuo stesso, è estremamente interessante dato che esse , correttamente interpretate, riferiscono sulla condizione della coscienza dell’individuo e costituiscono perciò una traccia importantissima per il lavoro analitico.
4/12/08 Il processo di formazione della coscienza infantile.
Il processo di formazione della coscienza infantile è in buona sostanza un processo di adattamento all’ambiente nel quale il bambino viene allevato.
Un processo di adattamento della coscienza del tutto simile a quello che subisce la coscienza di qualsiasi animale dotato di S.N.C. sviluppato.
La coscienza in sostanza percepisce e registra le pressioni ambientali e si rende conforme ad esse.
Per certi aspetti essa si rende immagine dell’ambiente reale .
E’ come se subisse un processo di mimesi rispetto all’ambiente allo scopo di conformarsi nel modo più profondo possibile ad esso.
Nel mondo animale questo processo di adattamento all’ambiente viaggia in assoluta armonia con le pulsioni alla crescita psichica provenienti dall’inconscio.
Le pressioni all’adattamento all’ambiente verso la coscienza e le pulsioni alla crescita psichica dell’inconscio verso la coscienza stessa procedono nel mondo animale in assoluta sincronia realizzando una perfetta eterogenesi dei fini.
Nell’essere umano le cose purtroppo vanno diversamente.
Mentre le pressioni ambientali strutturano il processo di formazione della coscienza rendendola conforme e conformista all’ambiente stesso in un numero di caso elevatissimo (almeno per quanto è dato sapere) questo processo di formazione riflette le condizioni di preclusione nei confronti delle pulsioni alla crescita dell’inconscio in pratica bloccandole in tutto o in parte.
La conseguenza sarà che quell’ambiente infantile sta crescendo un bambino dissociato da sè che diventerà da adulto (nella migliore delle ipotesi) un essere dissociato.
Il processo di conformizzazione della coscienza infantile nella direzione della dissociazione da sé a causa di un ambiente familiare formato da soggetti in tutto od in parte dissociati non è di per sé indolore.
Esso configge, spesso in modo virulento, con le pulsioni alla crescita dell’inconsci le quali diventano, ove negate, via via sempre più forti, sempre più cariche energeticamente.
Il risultato saranno i sintomi infantili.
Bambini troppo vivaci, bambini apatici, bambini incapaci di adattamento all’ambiente scolastico, bambini in qualche modo che si ammalano troppo spesso e così via.
Bambini che vengono definiti caratteriali in quanto presentano evidenti storture o devianze nella formazione della carattere, cioè nella formazione della coscienza, a causa di un ambiente familiare problematico composto cioè di genitori in tutto od in parte dissociati da sé.
Per quanto è possibile sapere non ha senso parlare di terapia per l’infanzia. In questi casi si dovrebbe parlare di terapia della famiglia lasciando in pace un bambino che da quella famiglia ha già avuto fin troppo.
Modificando l’ambiente psichico nel quale si è sviluppata una coscienza infantile dissociata si modificherà inevitabilmente di riflesso quella coscienza .
6/12/98 Le malattie psicosomatiche.
E’ stato osservato che nei giovani che fanno del nuoto agonistico e che cioè nuotano per allenarsi per molte ore al giorno, per mesi e per anni, le piante dei piedi appaiono più larghe rispetto a quelle dei giovani che non si sottopongono allo stesso tipo di allenamento intensivo.
Sembrerebbe cioè che utilizzare il piede nella funzione di pinna tenda ad allargare la pianta dello stesso allo scopo di adattare la morfologia dell’organo al tipo di funzione verso il quale esso è sollecitato.
Di fatto la continua pressione alla quale è sottoposto da parte dell’acqua il dorso del piede, utilizzato come una pinna, tenderebbe a far allargare l’una rispetto all’altra le ossa del tarso e delle falangi facendo così allargare in corrispondenza la pianta del piede.
Nel corso di migliaia e milioni di anni della evoluzione di molte specie che da terrestri sono diventate acquatiche il movimento nuotatorio ha indotto i piedi e gli arti posteriori a trasformarsi in pinne caudali.
Così come gli arti anteriori si sono a loro volta trasformate in pinne pettorali o come le ali dell’uccello si sono trasformate in pinne nei pinguini.
Le sollecitazioni verso una determinata funzione, diversa rispetto a quella per cui esiste un certo organo e le sue funzioni, tendono a modificare la morfologia e le funzioni dell’organo nella direzione nel diverso tipo di impiego e di funzione verso il quale l’organo stesso è sollecitato nel lungo periodo.
Una formazione deviante della coscienza nel corso della infanzia di fatto emula e riproduce nella coscienza del bambino l’ambiente psichico al quale esso è esposto e sottoposto.
La psiche del bambino cioè introietta quell’ambiente ed, ove l’ambiente sia inconsapevolmente ostile al bambino stesso, nel corso della sua vita quella coscienza, così come strutturatasi nella infanzia , “opererà” contro la vita, l’inconscio, i sentimenti, le emozioni, la crescita psichica, l’organismo e le funzioni dell’individuo stesso.
Una sorta di “quinta colonna” che opererà non per la vita ed il benessere dell’individuo ma come se essa fosse il suo più mortale nemico.
L’ostilità dell’ambiente infantile verso il bambino produrrà una formazione deviante della coscienza che indurrà l’individuo adulto ad odiare sè stesso (o parti di sè) ed allora si può ben pensare che per rispondere a questa continua sollecitazione inconscia della coscienza qualche organo tenti di autodistruggere l’individuo.
Per esempio lo stomaco potrebbe produrre succhi gastrici in quantità di molto superiore rispetto a quella necessaria per digerire i cibi al solo scopo di “digerire sé stesso” cioè di autodistruggersi .
Oppure quella spinta autodistruttiva potrebbe indurre determinati autoanticorpi ad attaccare un organo dell’organismo cercando di eliminarlo.
Portando un esempio estremo in un certo numero di casi il suicidio o i tentativi di suicidio potrebbero essere spiegati “semplicemente” come una ferocissima ostilità della configurazione della coscienza che tenderebbe (talora purtroppo riuscendovi) alla totale autodistruzione dell’individuo stesso.
In altri casi certi “inspiegabili” incidenti stradali o di altro tipo, che portano alla distruzione dell’individuo, potrebbe ancora essere “semplicemente“ spiegati con lo stesso motivo.
Le malattie psicosomatiche sarebbero perciò delle forme di adattamento di taluni organi e delle loro funzioni alle pressioni autodistruttive, nei più svariati livelli di gravità possibili, indotte da configurazioni di coscienza variamente ostili all’individuo stesso ed alla sua vita.
Le forme in cui si manifesta la malattia psicosomatica è però anche una rappresentazione simbolica che in un qualche modo riferisce di quella condizione psichica e diventa perciò non solo una manifestazione patologica ma anche un parziale e rudimentale svelamento simbolico della radice psichica che ha indotto quella patologia organica.
E’ improprio dire che la finzione irrompe nella realtà.
La finzione nella realtà è di casa , è quasi la norma.
La finzione e le sue innumerevoli Maschere popolano la realtà trasformandola in una foresta di bonsai privi di radici.
Quando invece è la realtà ad irrompere nella finzione definiamo ciò un evento psicotico.
13/12/08 Linguaggio e formazione della conoscenza.
Se qualcuno vuole conoscere la Francia, i francesi, i loro costumi, le loro tradizioni, ecc. ecc. la prima cosa che deve fare è imparare la lingua dei francesi.
Più apprende di quella lingua e più verrà a conoscere di quelle culture, di quelle tradizioni, di quella storia, ecc.
E la quantità di conoscenza che potrà apprendere sarà modulata dal livello di conoscenza della lingua francese.
Galileo Galilei diceva che per conoscere l’Universo occorre prima impararne il linguaggio.Diceva che occorre dapprima conoscere dei cerchi, delle ellissi, ecc.. Insomma che occorre conoscere la matematica e la geometria intesa allora come linguaggio base dell’Universo.
Anche qui più si approfondisce l’apprendimento di quel linguaggio tanto più conoscenza si potrà acquisire dell’Universo.
Se invece dell’Universo si vuole conoscere il senso del comportamento umano, il significato dei sogni degli umani, i significati dei suoi deliri , delle sue idee di riferimento, delle sue allucinazioni, ecc. anche qui occorre prima imparare il linguaggio di questo mondo del quale siamo così intrinseci.
Ed il linguaggio di questo mondo è il linguaggio simbolico.
Dapprima quindi occorrerà studiare il linguaggio simbolico ed anche qui tanto più si approfondisce la conoscenza di questo linguaggio tanto più si potrà acquisire in termini di conoscenza di quel mondo.
Nel caso specifico l’approfondimento nella conoscenza del linguaggio simbolico implica sinergicamente l’ampliamento della capacità intuitiva, la crescita cioè della funzione intuizione unico strumento in grado di far conoscere il significato dei simboli.
Sinergicamente perciò cresce la conoscenza del linguaggio simbolico, cresce la capacità intuitiva , cresce la quantità di conoscenza che sarà possibile acquisire sul mondo dell’uomo.
Tra gli anticorpi (strumenti di difesa dell’organismo vivente) ne esiste anche una categoria che si chiamano autoanticorpi.
E si chiamano così perché, per motivi non noti, essi anziché attaccare i virus che colpiscono l’organismo attaccano parti ed organi dell’organismo stesso.
Ad oggi non si conosce la funzione di questi autoanticorpi.Si fanno solo diverse ipotesi.
Esistono, tra i tanti, degli autoanticorpi che specificatamente attaccano la parete gastrica.
Se l’attacco è molto virulento e continuo nel tempo per un lungo periodo può accadere che il tessuto gastrico sottoposto a quell’attacco muti la propria natura e si trasformi in un tessuto di tipo diverso, per esempio in un tessuto di tipo linfatico.Si tratta com’è evidente di un meccanismo di difesa del tessuto gastrico che in un certo senso è come se dicesse:”Caro anticorpo tu attacchi il tessuto gastrico in quanto tale e in questo sei specializzato.Ed io ti fotto trasformando quel tessuto in tessuto linfatico per cui ti privo dell’oggetto del tuo interesse negativo”.
Peccato che questa trasformazione organica sia una neoplasia cioè un linfoma gastrico cioè un cancro maligno.
Ma cosa ha scatenato l’attacco dello specifico autoanticorpo che è di norma presente in tutti gli organismi senza che in essi crei alcun problema?
E qui si può ipotizzare che entri in gioco la condizione psichica.
In essa è attivo un forte conflitto intrapsichico che nel lungo periodo si INCARNA cioè si somatizza in un conflitto intraorganico:il conflitto tra lo specifico autoanticorpo e la parete gastrica.
E lo strumento per incarnare quel conflitto sarebbero proprio gli autoanticorpi contro la parete gastrica che sotto la pressione somatizzante innalzano il loro livello di presenza nell’organismo esasperando, incarnando e nello stesso tempo MANIFESTANDO simbolicamente un conflitto prima solamente psichico .
Naturalmente allo stato non c’è nessuna prova della esistenza di questo nesso tra condizione psichica e condizione organica .Ma non c’è nemmeno nessuna prova che questo nesso non esista.
In questa visione ciò che definiamo condizione patologica sarebbe “solo” un necessario anzi indispensabile adattamento degli organi e delle loro funzioni ad una particolare condizione diversa da quella “normale” .Condizione alterata da una condizione psichica questa sì deviante.
In altri termini l’insorgere della patologia organica sarebbe la reazione difensiva “assolutamente normale” dell’organismo rispetto ad una pressione “ambientale” anomala derivante da una condizione psichica patologica (anche se non riconosciuta come tale dalla cultura e dalle convenzioni prevalenti).
La coscienza si può definire , rispetto alle evenienze della esistenza istante per istante, un organo psichico “a risposta immediata”.
Funzione questa indispensabile per la sopravvivenza dell’individuo.
Istante dopo istante la coscienza determina nell’individuo la risposta comportamentale “giusta” sulla base dell’insieme di tutti i parametri di esperienza, alcuni coscienti la maggior parte inconsci, fin lì acquisiti a partire dalla nascita.
Risposta comportamentale “giusta” nel limite di tale insieme di esperienze.
Non a caso perciò il comportamento dell’individuo rispecchia e non può non rispecchiare gli aspetti di devianza del modello posseduto dalla coscienza rispetto al modello del Sé.
Rispecchia questa devianza con comportamenti che simbolicamente la rappresentano.
Se però la situazione data non richiede una risposta immediata la coscienza formula con i dati esperenziali in possesso una ipotesi di comportamento da esperire al momento opportuno.
Nel corso della notte l’inconscio attraverso il sogno, sulla base di dati di conoscenza assolutamente inconsci alla coscienza ed ad essa estranei formula compensativamente una specie di giudizio più o meno critico rispetto a quella ipotesi proponendo ipotesi di comportamento diversi.
Questo meccanismo psichico che tenta di impedire comportamenti errati rispetto alla situazione data è superficialmente noto nel senso comune e viene di solito esposto con il detto :”La notte porta consiglio”.
Questo meccanismo di compensazione opera ed è efficiente solo se la coscienza non presenta situazioni di pesante schermatura nei confronti dell’inconscio stesso.